Dalla Cina arriva la "Modena" ma è guerra con il Comune

Dopo l'Alfa «Milano» cui Stellantis ha dovuto rinunciare Xiaomi vorrebbe cavalcare il made in Italy con una elettrica

Dalla Cina arriva la "Modena" ma è guerra con il Comune
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Battaglia legale in vista tra il Comune di Modena e il colosso cinese Xiaomi, celebre per i suoi smartphone e da poco entrato prepotentemente nel mondo automotive. Tutto nasce dalla decisione di Xiaomi di affiancare il nome «Modena» al suo primo modello elettrico SU7. Non l'ha presa bene il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, che nell'inaugurare ieri al teatro Pavarotti la sesta Motor Valley Fest, come prima cosa ha detto pubblicamente di «essere molto arrabbiato».

«Il gruppo cinese non ci ha minimamente informati o chiesto il permesso - aggiunge Muzzarelli - Utilizzare il brand Modena per sviluppare e promuovere un prodotto cinese, quindi non del nostro territorio e non prodotto qui, nella Motor Valley, credo sia un errore e un'offesa. Modena merita di essere valorizzata come brand e per i prodotti di un territorio unico al mondo».

Il sindaco Muzzarelli ha così trasmesso la pratica all'ufficio legale: «Se ci sono le condizioni, il Comune di Modena farà causa a Xiaomi. Ci vuole rispetto: noi rispettiamo i cinesi e i cinesi devono rispettare Modena».

Ecco, dunque, una sorta di secondo caso «Milano», denominazione con cui era stato battezzato in pompa magna il nuovo crossover compatto di Alfa Romeo, ma ribattezzato pochi giorni dopo con «Junior» a causa delle polemiche innescate dal fatto che un veicolo prodotto da Stellantis in Polonia non può avvalersi del nome di una città italiana, per di più Milano, che nel 1910 ha dato i natali proprio al Biscione. I potenti vertici di Xiaomi, a questo punto, faranno un passo indietro? La diatriba è solo all'inizio e non è detto, come è accaduto per Alfa Romeo, che la querelle si allarghi.

Pur non entrando nel merito, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ieri ha ufficialmente dato il via alla sesta Motor Valley Fest, è tornato sul caso «Milano-Junior». «Sono assolutamente convinto - le sue parole - che l'Italia sia il brand migliore per ogni attività produttiva. Tutti riconoscono l'eccellenza italiana del bello, del buono e del ben fatto, un insegnamento che deve valere anche per le automobili. E tutti riconoscono al brand Italia la capacità di coniugare identità a innovazione. Da qui la necessità di far capire che bisogna produrre in Italia».

Urso ha quindi toccato i temi caldi del momento, a partire dai nuovi incentivi «tuttora all'attenzione della Corte dei conti», e per il cui varo, a questo punto, occorrerà attendere intorno a fine mese. Giugno, quindi, sarà il primo mese di applicazione del piano che vale circa 1 miliardo.

«L'iniziativa - ha ricordato il ministro - è indirizzata a sostenere la produzione nazionale di auto, per questo pensiamo che nella seconda parte dell'anno si debba manifestare una significativa inversione di tendenza, con un aumento della produzione nelle nostre fabbriche. Ed è quello che poi verificheremo».

Incentivi alla domanda, dunque, alla prova del nove, in quanto, come sottolineato da Urso, «ove ciò non avvenisse, le risorse del fondo automotive, già previste nel bilancio dello Stato per i prossimi anni, saranno destinate prevalentemente a chi investe nella produzione in questo Paese».

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