Mentre incombe la scadenza del 30 ottobre per imporre i dazi definitivi all'ingresso nell'Ue delle auto elettriche prodotte in Cina, con le parti interessate impegnate a trovare in extremis una soluzione alternativa, ecco la notizia della richiesta, da parte del governo di Pechino ai costruttori del Paese, di tirare il freno sugli investimenti in Europa. È quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Due le ragioni: una ritorsione contro i i dazi; le preoccupazioni generate dalla possibile sovracapacità produttiva in Europa di vetture elettriche visto l'andamento di questo mercato.
Si è fatto, in particolare, il nome di Dongfeng tra i costruttori che avrebbero già bloccato eventuali mire produttive, visti anche i numerosi contatti avviati con il ministro Adolfo Urso e le pressioni di quest'ultimo sull'opzione Italia. Dalla Cina, comunque, nessun commento ufficiale.
In Italia, intanto, continuano le indiscrezioni sull'interesse da parte di colossi di Pechino verso impianti industriali, aziende di design e ingegnerizzazione (Chery per Torino Design), e anche marchi automobilistici.
L'attenzione di più gruppi, sempre che Pechino non mantenga il semaforo rosso per le ragioni già esposte, riguarda lo stabilimento dismesso di Pininfarina a Bairo Canavese, in provincia di Torino. «Le intenzioni ci sono - spiega una fonte al Giornale - come anche non poche indecisioni. Si vedrà». Nell'impianto, sino ad alcuni anni fa, la Bluecar del gruppo Bolloré produceva piccole vetture elettriche da utilizzare nei servizi di car sharing.
Intanto, i big cinesi continuano a seguire con attenzione le mosse in casa Stellantis, gruppo in forte difficoltà e alle prese con una preoccupante crisi di liquidità che lo ha portato a interrompere i pagamenti ai fornitori. Maserati, le cui produzioni e fatturato sono al lumicino, piacerebbe a Geely, lo stesso colosso già azionista di maggioranza di Volvo, Polestar, Lynk&Co e Lotus, in possesso del 9,7% di Mercedes-Benz e del 50% della joint venture per Smart sempre con Stoccarda.
Viste le ultime dichiarazioni dell'ad di Stellantis, Carlos Tavares, il gruppo cinese dovrebbe aspettare a dopo il 2026, quando «saranno esaminate le prestazioni di ciascun marchio a circa due terzi del piano Dare Forward 2030, il che significa che le decisioni saranno prese entro
due o tre anni». Decisioni e valutazioni che riguarderanno, però, il successore di Tavares, una vera patata bollente allo stato attuale, che in quegli anni si starà godendo la sua pensione dorata nella tenuta in Portogallo.
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