Otto anni al sorpasso. Freccia accesa e Stati Uniti dietro, a meditare sulla primazia perduta. Cina più forte di tutte per Pil, comunismo&affari da non considerare più un ossimoro. Così, anche se il 2028 è una nebulosa lontana, il Center for Economics and Business Research (Cebr) prova a raccontarci del rovesciamento di capisaldi secolari del mondo che sarà. Quando di Donald Trump, se le previsioni saranno confermate, si ricorderà che la sua battaglia a colpi di dazi contro l'ex Impero Celeste è stata solo un solletico poco più che fastidioso; e che Joe Biden, e di chi verrà dopo di lui, sarà stato il presidente incapace di impedire al Dragone di arrivare sul gradino più alto del podio con cinque anni di anticipo rispetto alle previsioni di un anno fa. E poi: Germania sempre meno Uber alles, destinata a lasciare la quarta posizione all'India, che scalzerà nel 2030 il Giappone dalla terza piazza. Peggio ancora il Regno Unito del dopo Brexit: nel giro di un triennio scivolerà dal quinto al sesto posto. A questo nuovo ordine mondiale la Cina darà un contributo fondamentale grazie alla capacità di mantenere un ritmo di crescita del 5,7% dal 2021 al 2025, per poi rallentare al 4,5% annuo dal 2026 al 2030. Un passo impossibile da tenere per gli Usa, accreditati di uno sviluppo intorno all'1,9% tra il 2022 e il 2024 per poi scendere all'1,6% negli anni successivi. Questa divaricazione così marcata del tasso di espansione è giustificata dal Cebr in un solo modo: il Covid-19. Primo Paese ad aver conosciuto il potere distruttivo del virus, la Cina è anche la nazione che, superata la prima ondata di contagi, sembra aver trovato le contromisure per circoscrivere massicciamente le infezioni ancor prima dell'arrivo dei vaccini. Trovandosi quindi, fin d'ora, a gestire un vantaggio competitivo rispetto alle altre nazioni ancora alle prese col lessico familiare da pandemia.
Ifo, Istat e Kof hanno confermato ieri che l'attività economica nell'eurozona subirà una flessione nel quarto trimestre, dopo il balzo fra luglio e settembre (+12,5%). Un'accelerazione progressiva è attesa a partire dai primi mesi del 2021. Nei prossimi mesi, un inasprimento delle misure di contenimento condizionerebbe ulteriormente l'attività economica soprattutto nei servizi, con effetti limitati nella manifattura. La produzione industriale è attesa aumentare dell'1,3% nel quarto trimestre in termini congiunturali per poi rallentare a fine marzo (+0,5%) chiudendo comunque il gap con la fase pre-Covid. La mappa del potere economico della seconda metà degli anni Venti pare dunque già tracciata nonostante gli sforzi che l'Occidente sta profondendo (politiche governative a debito, piani di sostegno delle banche centrali, aiuti a livello comunitario) per attutire l'impatto della crisi. Eppure, anche se è destinata a diventare un Paese ad alto reddito entro il 2023 con 12.
536 dollari pro-capite, la Cina dovrà percorrere ancora un lungo tratto di strada prima di avvicinare il tenore di vita della propria popolazione a quello degli americani (oltre 63mila dollari) e degli inglesi (più di 39mila dollari). La lunga marcia, poco maoista, non è ancora finita.
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