Confindustria inizia la conta sull'aumento del Sole 24 Ore

In «cassa» 57 milioni: prima di spenderli gli associati chiedono chiarezza. Attesa per l'audit su copie digitali

Marcello Zacché

I pesi massimi di Confindustria si ritrovano oggi per il Consiglio generale per il quale, nelle ultime ore, è stato aggiunto all'ordine del giorno un punto sul Sole 24 Ore. E del gruppo editoriale controllato dagli industriali si è già discusso ieri nel Comitato di presidenza guidato da Vincenzo Boccia. Si tratta di un passaggio interlocutorio, a una settimana dalla nomina del nuovo cda e dell'ad Franco Moscetti, perché la riunione decisiva è già stata programmata per il 15 dicembre: sarà quello il Consiglio generale che dovrà votare la ricapitalizzazione del Sole, la cui assemblea si terrà poi il 22.

Ma la marcia d'avvicinamento inizia oggi e sarà tortuosa perché Confindustria si presenta più che mai divisa: di fronte alla crisi del Sole, la frattura tra chi sostiene Boccia e chi - come alcune pesanti territoriali del Nord - voleva eleggere alla presidenza Alberto Vacchi, si è trasformata in una voragine. Arrivando a mettere l'uno contro l'altro persino il presidente e il suo predecessore, Giorgio Squinzi, prima nominato al vertice dello stesso Sole e poi costretto alle dimissioni.

Per questo il tema aumento di capitale non sarà una passeggiata: Boccia dovrà chiedere ai suoi il via libera per prosciugare - o quasi - il tesoretto di Confindustria: quel fondo istituzionale che vale circa 57 milioni. Dipenderà, dicono già ora un po' di industriali, dal piano di rilancio di Moscetti e dal livello di discontinuità gestionale che ne risulterà. Gli associati chiamati per la prima volta ad aprire il portafoglio, dopo che per almeno tre anni gli erano state raccontate storie fuorvianti sulla salute del gruppo, pretendono ora di vederci chiaro.

Attendono, tra l'altro, il verdetto sull'audit relativo alle copie digitali vendute dal Sole (mirato ad accertare eventuali scostamenti tra quelle realmente attivate e quelle autocertificate), affidato dal precedente cda alla società di consulenza Protiviti, confermato dal presidente del collegio sindacale Luigi Biscozzi, ma non ancora diffuso. È poi rimasto in sospeso il licenziamento del precedente ad Del Torchio, al quale dovrebbe andare il saldo tra i tre anni di contratto garantito e i soli sei mesi realmente svolti, circa un milione: qualcuno ha fatto notare che Del Torchio non è mai stato revocato dal cda, come doveva formalmente avvenire dopo che egli si è detto indisponibile a continuare, ma semplicemente escluso dalla lista del nuovo board avendo un contratto in essere. Una procedura inusuale, perché tutta a carico diretto del socio di controllo.

Infine, rispetto all'attuale consiglio in carica, tra alcuni associati di Confindustria è stato sollevato il caso del requisito di «indipendente», pur già verificato dal neo cda, per il consigliere Livia Salvini, ordinario di Diritto Tributario alla Luiss. È l'Università di Confindustria.

Il che potrebbe non rientrare nell'ambito della norma del Tuf che esclude tale requisito per coloro che siano legati alla società controllante da «rapporti di lavoro o altri rapporti di natura patrimoniale o professionale che ne compromettano l'indipendenza». Dalla presenza di due o tre indipendenti dipende il funzionamento della governance e l'esistenza o meno del comitato Parti correlate.

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