Dopo la retromarcia del governo sulle stime del Pil e quelle del rapporto tra deficit e Pil sul Def, adesso arriva dall'ufficio parlamentare per il bilancio un'altra tegola si abbatte su Renzi e Paodoan. Infatti la stima di crescita del Pil per il 2016, pari all’1,2%, potrebbe essere soggetta a rischi al ribasso. Lo si legge nella Relazione al Parlamento che accompagna il Def. "La previsione continua a basarsi su aspettative relativamente ottimistiche circa la domanda interna e la capacità delle imprese italiane di espandere le loro esportazioni in un quadro di accresciuta difficoltà, ed è pertanto soggetta anche a rischi al ribasso", afferma il documento.
"L’eventuale emergere di sorprese negative sul fronte della crescita reale e dell’inflazione metterebbe a rischio la dinamica del Pil nominale e, con essa, il percorso di abbassamento del rapporto debito/Pil", scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nella nota di validazione delle stime macro tendenziali, motivando il rischio con il fatto che lo scenario tendenziale delineato dal governo nel Def "si colloca in corrispondenza del limite più alto dell’intervallo di stime del panel Upb".
"Queste osservazioni - si legge nella lettera di validazione dell’Upb - sono il risultato di valutazioni che prendono come riferimento l’estremo superiore del range di previsioni del panel Upb. Rispetto ad un valore centrale dell’intervallo delle previsioni, gli scostamenti tendono ad amplificarsi in misura anche sensibile, sottolineando ancor più l’elemento di rischio che è insito nello scenario di previsione tendenziale". Ad esempio, "per la dinamica del Pil nominale (1,2% nel triennio) lo scarto della previsione Mef rispetto al valore mediano del panel dei previsori Upb si situa a tre decimi di punto nel 2016, a cinque decimi di punto nel 2017 e 2018, a tre decimi di punto nel 2019". L’Upb sottolinea quindi anche le "incertezze" legate allo scenario internazionale e in particolare all’andamento del prezzo del petrolio e del tasso di cambio dell’euro.
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