Delusione Golden Goose, una scarpa troppo cara

Non c'è solo la sconfitta di Macron dietro la decisione di Permira. Hanno inciso pure i dubbi sulla valutazione

Delusione Golden Goose, una scarpa troppo cara
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Ieri le «sneaker di lusso» di Golden Goose avrebbero dovuto figurare sul tabellone di Piazza Affari, ma il fondo Permira che l'ha rilevata per 1,3 miliardi durante la pandemia ha deciso di rinviare a tempi migliori nonostante «ordini quattro volte superiori all'offerta». Il timore era di veder crollare il titolo nei giorni successivi al debutto. Di una campagna strombazzata, quindi, ora rimane solo il silenzio di un flop non annunciato, ma sicuramente clamoroso. «Permira non può permettersi un altro imbarazzo dopo Dr Martens». Questo avrebbe detto un consulente vicino al fondo londinese, nel motivare la scelta di congelare la quotazione delle sneaker di lusso, una volta più volgarmente chiamate scarpe da tennis. Il virgolettato, riportato dal Financial Times, è stato pronunciato durante una drammatica conference call risalente ad alcuni giorni fa. Permira, del resto, ha già quotato nel 2021 il brand degli stivali Dr Martens, che da allora ha perso l'80% del suo valore in Borsa. Per un fatto reputazionale, non poteva rivivere lo stesso incubo con Golden Goose. In un mondo dove la fiducia è tutto, non poteva rifilare altre «sòle» agli investitori.

Si è quindi data la colpa alla decisione improvvisa del presidente francese Emmanuel Macron di indire nuove elezioni, alla volatilità dei listini, ma sebbene questi fattori abbiano avuto un ruolo nell'intorbidire le condizioni di mercato la verità potrebbe essere ben più prosaica: l'idea iniziale di una valutazione post quotazione di 3 miliardi era azzardata, non meno dei 520 euro al paio che il produttore veneziano chiede ai consumatori per un prodotto che si distingue per l'elevato livello di artigianalità, ma soprattutto per il suo prezzo. Tant'è che pur di evitare debacle fragorose, si era deciso di collocare le azioni sul mercato a sconto, nella parte più bassa della forchetta (che arrivava a 10,5 euro) a 9,75 euro l'una: il che implica una valutazione post quotazione inferiore ai 2 miliardi. Una bella sforbiciata al ribasso. Il fatto è che il settore, quello delle calzature di lusso, a cui Golden Goose ritiene di appartenere - se non altro per l'esclusività determinata dalle cifre esorbitanti per indossare scarpe da ginnastica con le stelline - non sta vivendo un momento felice. E allora indietro tutta rispetto a multipli generosi tra gli 8,5 e i 9,5 volte il margine operativo lordo del 2023, pur in crescita del 19% a quota 200 milioni di euro. L'azienda guidata dal ceo Silvio Campara, non a caso amata anche da un'icona «trendy» come la cantante americana Taylor Swift, ha visto lievitare i suoi ricavi (+18%) a 587 milioni a fronte di un debito certamente non trascurabile di 479 milioni.

Fondata a Marghera (Venezia) vent'anni fa, l'azienda si definisce «un brand di lusso che oggi unisce una community di 1,5 miliaoni di persone in oltre 80 Paesi».

Numeri impossibili da verificare, anche alla luce di un marchio certamente conosciuto che spingendo sulla leva della personalizzazione ha messo a punto un altro modo per convincere le persone a mettere ulteriormente mano al portafoglio: infatti, i clienti possono (con un costo extra di 200 euro) acquistare un paio di scarpe su misura. Un gioco che regge bene, almeno fino a quando si trova qualcuno disposto a spendere 700 euro per delle scarpe da ginnastica.

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