Crescita economica che «stenta da quindici anni». Fisco troppo pesante. Banche che hanno superato la crisi meglio delle altre, ma che ora hanno bisogno di rafforzarsi, soprattutto dal punto di vista patrimoniale. L’analisi sulle maggiori questioni dell’economia e sul sistema bancario si intrecciano nell’intervento di Mario Draghi all’assemblea veronese Atic- Forex. La funzionalità del sistema bancario, ricorda il governatore di Bankitalia, è infatti «fondamentale per l’economia». Il rilancio della crescita, secondo Draghi, passa attraverso «riforme coraggiose a favore di famiglie e imprese »: dalla riduzione della pressione fiscale al taglio degli oneri burocratici per le imprese; dal sistema scolastico a un nuovo approccio al lavoro giovanile. I salari d’ingresso, spiega, sono infatti fermi da oltre un decennio, ed inferiori a quelli degli anni Ottanta, mentre il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%. Il tutto in un mercato del lavoro che vede «il minimo di mobilità e il massimo di precarietà». Il governatore di Bankitalia ricorda che in Italia il rapporto deficit-pil tornerà sotto il 3% l’anno venturo grazie al contenimento della spesa, che dovrà proseguire oltre il 2012. «Non vi sono altre strade - afferma visto che la pressione fiscale già supera di tre punti la media dell’area euro. Le entrate derivanti dalla lotta all’evasione - aggiunge - dovranno essere usate per ridurre la pressione sui contribuenti che già pagano ». E forse sarà necessaria una compensazione fra centro e periferia dopo il via al federalismo fiscale. Economia reale e sistema creditizio sono legati a doppio filo. Le banche italiane hanno superato meglio delle altre il momento peggiore della crisi; ma nei primi nove mesi del 2010 gli utili dei cinque maggiori gruppi si sono ridotti dell’8%rispetto allo stesso periodo del 2009. Le difficoltà «non sono temporanee»: il rafforzamento patrimoniale deve continuare, «innanzi tutto attraverso la capitalizzazione degli utili». Draghi si aspetta che anche quest’anno la gran parte dei profitti «vada ad accrescere il patrimonio». Quando le condizioni lo consentiranno, «si dovrà far ricorso al mercato dei capitali». Potrebbero essere in vista nuovi aumenti di capitale. Le nostre banche, che negli ultimi mesi pagano 70 punti base più di quelle tedesche nella provvista sul mercato del danaro, sono più dipendenti delle altre dal margine di interesse (sceso in due anni dal 2% allo 0,9%) e dall’andamento della congiuntura. Occorre dunque ridurre i costi, per conseguire il recupero dei profitti imposto da Basilea 3. La strada imboccata è corretta: i ratios patrimoniali dei primi cinque gruppi stanno salendo, con un tier 1 che in settembre ha raggiunto il 9%. Se le banche dovranno fare di più, Bankitalia non farà di meno sotto il profilo della vigilanza. All’anonimo banchiere che aveva definito «asfissiante» il regime di controlli da parte della banca centrale, Draghi replica così: «Per noi è un complimento ». Anche quest’anno via Nazionale valuterà la capacità di resistenza a scenari molto avversi, nell’ambito degli stress test Ue. I banchieri in platea concordano.
Per il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, «liquidità, ricavi e costi rappresentano il lavoro da fare per le banche italiane». «Draghi è stato tosto », commenta il presidente di Unicredit, Dieter Rampl; e per quanto riguarda il gruppo, l’ad Federico Ghizzoni dice: «Noi, sui ratios , siamo tranquilli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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