Draghi e il modello Danimarca. La squadra per il "taglio tasse"

Il segreto è tutto in un pool di esperti slegato dal ritorno del consenso politico. Ecco la chiave per abbattere le tasse

Draghi e il modello Danimarca. La squadra per il "taglio tasse"

Forse ci siamo. Siamo vicini ad una vera e propria svolta sul fronte fiscale. Il premier Mario Draghi non ha usato giri di parole nel suo intervento in Senato e ha messo al centro del programma una profonda rivisitazione del sistema fiscale. Per capire in che direzione andrà l'esecutivo bisogna partite dalle parole del premier: "La Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata". In queste parole c'è il senso dell'intervento che si appresta a varare Draghi. Da un lato c'è l'arrivo dei dei fondi col Recovery Fund, dall'altro c'è l'esecutivo che facendo leva sull'ossigeno di cassa in arrivo da Bruxelles, tenta il taglio del peso fiscale.



Ma come funziona il modello danese? In Danimarca i redditi imponibili sono quelli da lavoro dipendente, da lavoro autonomo, gli interessi, i dividendi ecc. Per i lavoratori autonomi il reddito imponibile viene calcolato seguendo le regole dell'imposta sui redditi delle società. L''imposta nazionale è pari al 12,16% per i redditi da 42.800 corone a 513.400 corone e del 15% per lo scaglione di reddito superiore a tale soglia. L'imposta comunale varia nei vari comuni tra il 22,5% ed il 27,8% . L'imposta sanitaria è stata abolita a partire dal 2019 in parte sostituita da un incremento della tassazione nazionale. A tutti i contribuenti è riconosciuta una esenzione dall'imposta per le prime 46.200 corone, importo ridotto a 34.500 corone per i minorenni. Per quanto gli immobili situati in Danimarca sono tassati con aliquota dell'1% fino a 3.040.000 corone e del 3% sul valore eccedente. La base imponibile è il valore catastale, che è considerato molto inferiore a quello di mercato. Fin qui i numeri.

Ma probabilmente delle parole di Draghi bisogna sottolineare il metodo con cui questa riforma verrà portata in porto. Infatti Draghi punta (ed è qui il vero senso dell'esempio danese) ad una squadra di esperti che siano in grado di riformare da zero la progressività fiscale senza pensare al consenso elettorale ma studiano nel merito un nuovo sistema in grado di durare nel tempo. E molto probabilmente, come ha sottolineato il Corriere, nella commissione che Draghi potrebbe mettere in piedi per il Fisco, ci sarebbe spazio per alcuni tecnici che hanno già sfilato davanti la commissione parlamentare per spiegare quali possano essere gli interventi su una rimodulazione dell'Irpef. Tra questi ci sono il capo dell’area fisco della Banca d’Italia, Giacomo Ricotti, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, Daniela Gobbi, presidente dell’Associazione magistrati tributari, l’ex ministro Vincenzo Visco e anche Carlo Cottarelli. Il tutto ovviamente sotto lo sguardo vigile di Daniele Franco.

Il ministro del Tesoro infatti sarà in prima linea nel percorso di riforma. La chiave centrale resta dunque nell'incrocio tra i soldi del Recovery Fund e le imposte. Una congiuntura che potrebbe favorire un ingresso di cassa ingente con i soldi Ue legato ad una vera riduzione del macigno fiscale che pesa sulle tasche degli italiani.

Infatti, proprio grazie all'arrivo della pioggia di miliardi da Bruxelles, non sarà necessario un inasprimento della pressione fiscale. L'occasione è abbastanza unica e rara. ,Lo spirito danese potrebbe animare il governo Draghi riuscendo lì dove hanno fallito i giallorossi.

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