Fibercop, terremoto al vertice della rete

Passo indietro dell'ad Ferraris dopo pochi mesi per divergenze con Kkr. Interim a Sarmi

Fibercop, terremoto al vertice della rete
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Titoli di coda sulla parentesi di Luigi Ferraris alla guida di Fibercop. L'ex amministratore delegato di Terna e di Ferrovie dello Stato, al termine del lungo consiglio d'amministrazione di ieri ha rassegnato le dimissioni nemmeno sette mesi dopo la sua nomina che fu voluta proprio dagli americani di Kkr. Si tratta della storia di un amore mai del tutto sbocciato e che, in corrispondenza con la messa a terra del primo piano industriale post scorporo della rete di Tim, ha visto deflagrare tutte le divergenze.

Da una parte, a quanto risulta a Il Giornale, in corso di stesura del piano industriale (che avrebbe dovuto essere presentato a marzo da Ferraris) sarebbero emerse delle divergenze di vedute sull'entità degli investimenti da effettuare, con i soci che si sarebbero trovati a dover sborsare una cifra non lontana da 3 miliardi di euro in più di quanto inizialmente preventivato per rinnovare una rete fissa ormai attempata. C'è poi un'altra questione fondamentale: Ferraris, manager di esperienza che ha guidato con successo altre partecipate pubbliche, avrebbe ritenuto di aver fatto la sua parte portando a termine lo scorporo delle rete. Ora, però, Kkr e probabilmente lo stesso manager si sarebbero resi conto che per il prosieguo è necessario imbarcare una figura più operativa e con grandi competenze tecniche sul settore delle telecomunicazioni, cosa che non può essere Ferraris. Da qui allora un solco che è via via diventato più grande e la decisione del manager, accolta dal cda che si è riunito appunto ieri, di fare un passo indietro.

Scricchiolii che si erano subodorati con l'addio a fine anno di Elisabetta Romano, che era stata scelta pochi mesi prima per essere a capo dello sviluppo della rete. Al suo posto è stato indicato Stefano Paggi, che ha un passato ad alto livello in Open Fiber in cui ha ricoperto la carica di direttore operativo e poi direttore acquisti. Qualcuno ha notato che la scelta è ricaduta su di lui non a caso, visto che - almeno sulla carta - i piani di Fibercop puntano decisi verso le nozze con Open Fiber per creare la rete unica nazionale che sta a cuore al governo. Tornando a Ferraris, la somma di queste motivazioni sarebbero la causa dell'addio prematuro a Fibercop.

Le deleghe, per il momento, saranno attribuite al presidente Massimo Sarmi, persona di indubbia competenza nel campo delle telecomunicazioni. Il suo, però, sarà un interim in attesa che gli americani di Kkr - d'intesa con il Mef, che secondo gli accordi deve esprimere il suo gradimento sui vertici aziendali - scelgano il nuovo numero uno di Fibercop, che verrà cercato attraverso l'impiego di cacciatori di teste. Al momento non è ancora iniziato il processo di selezione del successore e, onde evitare nuovi errori di valutazione, la scelta avrà un quid di attenzione in più rispetto a quanto fatto in precedenza. Non è da escludere, quindi, che a marzo sarà proprio il presidente Sarmi a presentare il nuovo piano industriale, al quale in questi mesi i vertici dell'azienda hanno lavorato ribaltando le proposte fatte da Tim prima della cessione della rete. C'è molto da fare, quindi, anche perché il progetto di trasformazione riguarderà per lo meno i prossimi cinque anni. Il fondo Kkr lo scorso luglio ha effettuato il closing per rilevare l'infrastruttura per una cifra pari a 22 miliardi. La rete è stata conferita alla esistente Fibercop, oggi partecipata dal fondo Usa (37,8%), dal fondo pensione canadese Canada Cppib (17,5%), dal fondo sovrano di Abu Dhabi Adia (17,5%), dal ministero dell'Economia (16%) e dal fondo infrastrutturale italiano F2i (11,2%). Inizialmente erano stati previsti almeno 5 miliardi per completare la stesura della fibra.

Il fondo americano è entrato per fare gli investimenti e andare verso una exit strategy una volta completato il piano, magari procedendo verso un modello Terna con un azionista pubblico di riferimento e una serie di soci istituzionali interessati a un flusso regolare di dividendi.

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