Generali studia tagli e 8mila esuberi

Per rilanciare la redditività focus sui costi. Scontro nel vertice tra Donnet e Minali

di Marcello Zacché

Domani a Londra, nel suo «investor day», Generali darà il via a una riorganizzazione focalizzata su una forte riduzione di costi. Secondo quanto risulta al Giornale, sul tavolo dell'ad del gruppo, Philippe Donnet, ci sarebbero circa 8mila tagli di personale in tutto il gruppo. Pari a circa il 10% del totale dei dipendenti, che sono oltre 76mila secondo il bilancio consolidato, di cui quasi 15mila in Italia. La società - conttatata - «non commenta, ricordando che della strategia si parlerà domani a Londra».

L'intervento è funzionale a raggiungere l'obiettivo di remunerazione dei soci, fissato nel 2015 dal predecessore Mario Greco e che Donnet vuole confermare: cinque miliardi di dividendi nel triennio 2015-2018. Di questi, ne sono stati distribuiti 1,2 per il 2015, mentre quest'anno sono stati messi in cascina 1,6 miliardi di utili nei primi nove mesi. Il ritmo appare dunque un po' lento, forse a causa degli ambiziosi obiettivi che Greco ha lasciato poco prima di andarsene, a sorpresa, a lavorare per il concorrente Zurich. Ma Donnet non intende mollare.

Per questo arriva una significativa riduzione dei costi. Un piano, nell'ordine di almeno 500 milioni, per rendere la compagnia «fit for lead», come si dice nel linguaggio della City: in forma per essere leader. Passaggio obbligato, questo dei tagli, considerato una novità, ma nella continuità. D'altra parte a Trieste c'è la convinzione che qualunque compagnia assicurativa, alle prese con tassi e rendimenti bassi, commissioni minime e dunque un crescita moderata, debba passare di qui. Senza peraltro toccare più di tanto la distribuzione che, a differenza delle banche, è affidata alle reti degli agenti, ben più leggere degli sportelli.

All'appuntamento di Londra la maggiore realtà finanziaria italiana di respiro internazionale è attesa con curiosità. Al di là del rischio Paese (e referendum) a cui Generali partecipa con 70 miliardi di titoli di Stato in pancia, la società soffre in Borsa: da inizio anno cede il 33% contro il 24% di Piazza Affari. Il business, come detto prima, paga i tassi zero. Per fare utili e distribuire cedole la società ha venduto tanto e vorrebbe anche fare di più: secondo indiscrezioni il management ha considerato l'ipotesi di scendere ancora nel gioiello del risparmio gestito Banca Generali, tenendo solo un 20-25% del capitale dall'attuale 51%, ma senza perdere gli accordi distributivi. Incontrando però il disco rosso di Bankitalia.

In assoluto il mercato chiederebbe ai manager del Leone idee nuove, che seguissero magari il «modello Amazon» promesso da Greco nel 2015. Si pensi che qualche giorno fa, in un'occasione pubblica, il consigliere indipendente Paola Sapienza, nominata in consiglio dai fondi, dopo aver citato proprio Amazon insieme ad altri gruppi così dinamici, ha detto addirittura che da anni, alle Generali, «nessuno tra i manager o nel cda è in grado di capire cosa siano realmente le nuove tecnologie». Rivelando un tema forse troppo a lungo trascurato.

Vedremo domani le idee. Ma anche lo stato dei rapporti tra Donnet e Alberto Minali, il direttore generale con varie responsabilità di peso, tra cui assicurazioni, Finanza e Marketing.

Tra i due ci sarebbero stati attriti fin da subito, dovuti a sovrapposizioni di poteri, emersi anche pubblicamente, in occasione di almeno un comitato interno.

La situazione non garba ai grandi soci, che però confidano in un imminente chiarimento tra i due sulle reciproche competenze.

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