La Germania si inceppa: "Andiamo in recessione"

L'Ifo vede il Pil tedesco a -0,3% nel 2023, pesa il caro vita. La Bce: "I prezzi saliranno ancora"

La Germania si inceppa: "Andiamo in recessione"

Recessione e alta inflazione saranno nel 2023 gli scomodi compagni di viaggio della Germania. A Berlino nessuno sembra farsi illusioni sulla piega che la congiuntura va assumendo col passare dei mesi. L'Ifo ha già pronosticato una contrazione del Pil pari allo 0,3% per il prossimo anno, una stima che rischia di rivelarsi ottimistica poiché non può del tutto incorporare le possibili variabili (negative) legate ai rincari energetici. I 65 miliardi di euro mesi sul tavolo del governo Scholz per affrontare l'emergenza potrebbero presto risultare insufficienti a mitigare gli effetti del rigido inverno economico. Le aziende già paventano un danno attorno ai 150 miliardi, consapevoli che le esportazioni si stanno incanalando in un imbuto sempre più stretto, tanto più ora che il Superindice dell'Ocse ha segnalato una perdita di slancio della crescita in Canada, Regno Unito, Stati Uniti ed eurozona. Inoltre, l'inflazione avrà un effetto di compressione sulla domanda interna. Con i tedeschi sempre meno disposti a spendere, i margini delle imprese sono destinati ad assottigliarsi. Il processo di ritorno alla normalità sarà lungo: solo nel 2024 l'Ifo prevede un ritorno alla crescita dell'1,8%, comunque inferiore rispetto agli standard dell'(ex) locomotiva d'Europa.

È lo stesso percorso in salita che la Germania dovrà affrontare sul fronte della lotta all'inflazione. L'istituto economico mette in conto un aumento medio dei prezzi nell'anno in corso dell'8,1%, del 9,3% nel 2023, mentre l'anno dopo dovrebbe verificarsi una decisa attenuazione del fenomeno, col carovita al 2,5% e quindi quasi in linea con il target della Bce. Nel breve termine, Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo dell'Eurotower, si aspetta «un nuovo aumento» dopo il balzo dei prezzi di agosto (9,1%). Schnabel ha ricordato come all'inizio del 2021 le fosse stato chiesto durante un'intervista con un quotidiano austriaco se esistesse ancora un'inflazione positiva. «Risposi allora che l'inflazione non era morta, indicando il previsto aumento dell'inflazione nel corso dell'anno, senza anticipare cosa sarebbe successo». Se il Covid aveva dato la prima spallata robusta a un ciclo deflazionistico durato anni per effetto della globalizzazione, il folle rialzo dei costi dell'energia innescato dalla guerra in Ucraina ha fatto ripiombare il mondo industrializzato in uno choc inflazionistico da anni '70. Per sconfiggere il carovita, la ricetta della banca centrale guidata da Christine Lagarde è una sola: agire con fermezza sui tassi.

Dopo il rialzo dello 0,75% della scorsa settimana, «nei prossimi meeting ci aspettiamo di alzare i tassi ulteriormente», ha confermato Schnabel. La prossima stretta sarà decisa, molto probabilmente, già nella riunione di ottobre.

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