Il governo investe su Tim: 2,2 miliardi per la rete

Allo Stato una quota fino al 20%, ma c'è lo scoglio Vivendi. E Giorgetti apre a nuove dismissioni

Il governo investe su Tim: 2,2 miliardi per la rete
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Il consiglio dei ministri sancisce il via libera del governo all'operazione Tim. Un Dpcm ora autorizza il ministero dell'Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, a dare seguito al memorandum d'intesa con il fondo americano Kkr dello scorso 10 agosto per entrare con una quota di minoranza (fino al 20%) nel capitale della società NetCo, che nascerà dallo scorporo della rete. Il Cdm ha inoltre stanziato, con un decreto legge, le coperture finanziarie all'operazione che, come spiegato in conferenza dallo stesso Giorgetti, richiederà «un massimo di 2,2 miliardi».

«Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione europea permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo», ha affermato la premier Giorgia Meloni in consiglio dei ministri, «ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni». La direzione intrapresa dal governo, ha aggiunto, «è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro». Quello di oggi, ha concluso la premier, «è un primo passo», ma «finalmente possiamo dire che in Italia c'è un governo che su un dossier così importante» ha «una strategia».

Giorgetti, in conferenza, ha spiegato che l'operazione è finalizzata «ad assicurare l'esercizio di poteri speciali, la capacità di incidere in termini di strategia di sicurezza su quella che consideriamo una infrastruttura decisiva per il futuro del Paese». Il che significa che, anche se Kkr avrà in mano la maggioranza, al Mef e quindi al governo dovrà essere garantita la possibilità di incidere su tutte le decisioni più importanti. Potrebbero unirsi al Tesoro a rafforzamento del blocco italiano, anche il Fondo F2i di Renato Ravanelli con un 10-15% e forse la Cassa depositi e prestiti con una piccola quota. Su quest'ultima, il capo del Mef ha detto che un ruolo per Cdp «è possibile all'interno dei vincoli dell'Antitrust».

Il ministro, inoltre, non ha chiuso a privatizzazioni di quote societarie. «Oggi discutiamo di uno Stato che entra in partecipazione strategica, può darsi ci siano altre realtà in cui sia opportuno in qualche modo disinvestire». Il pensiero va subito a Banca Monte dei Paschi, da cui lo Stato ha bisogno di uscire entro il 2024 come richiesto dall'Europa.

Tornando però a Tim, ieri +3,3% in Borsa, gli ostacoli che si frappongono tra lo scorporo della rete e la situazione odierna sono diversi. Al momento, Kkr sta trattando in esclusiva con Tim per arrivare, entro il 30 di settembre, a un'offerta vincolante per rilevare la rete. L'ultima era arrivata a 21 miliardi, più 2 aggiuntivi nel caso si verificasse anche l'integrazione con la rete Open Fiber (di cui è azionista la Cassa depositi e prestiti con il 60%). Bisognerà vedere se il socio francese Vivendi, che ha una quota del 23,75% in Tim, sarà disponibile a scendere dalla sua pretesa intorno ai 30 miliardi.

Il gruppo transalpino si aspetta una convocazione dal governo per discutere dell'operazione, incontro a cui andrebbe l'amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine. Il forte imprimatur politico all'operazione, tuttavia, rende più probabile che alla fine non si arriverà a uno scontro frontale.

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