Tre botti e un denominatore comune, l'automobile elettrica, in chiusura di questo 2020. Da una parte, c'è Apple, pronta a sfornare la sua ultramoderna vettura a zero emissioni (se ne è cominciato a parlare già nel 2014); dall'altra, la notizia che Elon Musk, il papà di Tesla, tre anni anni fa aveva proposto l'acquisto, proprio a Apple, del marchio di Palo Alto, offerta però caduta nel vuoto (e pensare che, nel frattempo, la capitalizzazione di Tesla è passata da 60 agli attuali 661 miliardi di dollari); sempre in tema di mobilità elettrica, ecco quindi spuntare Akio Toyoda, numero uno del colosso giapponese Toyota, leader nelle motorizzazioni ibride, con la sua requisitoria avente per oggetto l'auto a batteria.
Quando la Apple Car sarà una realtà, forse addirittura nel 2021 rispetto a una prima stima al 2024, anche se toccherà al Covid-19 dire l'ultima parola, il settore andrà incontro a una nuova rivoluzione con l'ingresso nel mercato di un marchio «extra». E mentre Uber, Lyft e Google (con Waymo di Alphabet) guardano in particolare alle tecnologie legate ai robotaxi, Apple pensa di rivolgersi al mercato tradizionale, visto che anche il concorrente cinese Huawei (un brevetto sulla guida autonoma è stato presentato alcuni mesi fa) starebbe implementando le tecnologie 5G legate alla mobilità.
La carta vincente in mano a Tim Cook, il grande capo di Apple, riguarderebbe la batteria, fattore che nel mondo delle auto elettriche fa la differenza. Si parla, tra le anticipazioni filtrate, di litio-ferro-fosfato per scongiurare surriscaldamenti e poter contare su costi di produzione meno aggressivi.
Volkswagen, primo gruppo mondiale nonché artefice di una grande offensiva proprio nell'elettrico, segue con attenzione gli sviluppi. Il suo Ceo, Herbert Diess, inserisce Apple nei «nuovi concorrenti che senza dubbio accelerano il cambiamento nel nostro settore e porteranno nuove competenze». Diess, inoltre, limita già a tre nomi la sfida prossima sulla mobilità: Volkswagen, Tesla (pronta ad aprire la sua gigafactory europea proprio in Germania, vicino a Berlino) e Apple. Resta da vedere a chi quest'ultima affiderà la produzione della sua automobile e se, batteria a parte, Cook deciderà di limitare i suoi sforzi a un sistema per la guida autonoma, integrato in un veicolo prodotto da una Casa automobilistica tradizionale. Lo stesso Cook, intanto, potrebbe essere alle prese con una riflessione: nel 2017, infatti, avrebbe fatto forse bene a considerare la proposta di Musk, visto la rapida crescita iperbolica a cui Tesla, nel frattempo entrata nell'indice S&P 500, è andata incontro.
Ed eccoci a Toyoda san che, nel ruolo di presidente dell'Associazione giapponese dei costruttori, si è scagliato contro l'«auto-elettrica-mania», paragonata a «un business immaturo dai costi energetici e sociali proibitivi».
Il top manager parla anche di danni per l'ambiente da queste auto: «Più veicoli elettrici si fanno, più salgono le emissioni di CO2» a causa, secondo le sue accuse, delle batterie nelle fasi di produzione. Tra new entry, scenari e prese di posizione «controcorrente», dibattito e polemiche sul ruolo dell'auto elettrica e i possibili problemi che ne deriveranno sono solo all'inizio.
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