Al ministero dello Sviluppo economico vertice sul futuro dell'Ilva tra il governo, rappresentato dal ministro Carlo Calenda e dal viceministro Teresa Bellanova, i tre commissari dell’azienda, Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba, e i sindacati. Al ministero le proposte dei due gruppi in gara per rilevare lo stabilimento. Le offerte sono arrivate da AmInvestco (Marcegaglia, Arcelor e Intesa San Paolo) e AcciaItalia (Arvedi, Jindal, Del Vecchio e Cdp).
Entrambe le proposte, stando a quanto riferito dai sindacati, prevedono esuberi: in particolare quella guidata da ArcelorMittal-Marcegaglia ne stima fino a 5.800 fino al 2023. I lavoratori dovrebbero passare da 14.200 dipendenti a 9.400 nel 2018, per poi arrivare a 8.400 nel 2023. La seconda proposta, quella della joint venture AcciaItalia, indica invece l'obiettivo di arrivare a 7.800 dipendenti nel 2018, per risalire a 10.300 nel 2023.
I rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm sono usciti dall’incontro molto delusi e hanno avvertito che non accetteranno tagli al personale così consistenti: "Non è accettabile che ci sia una riduzione dell’occupazione di questa natura - ha dichiarato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini - l’incontro è stato deludente, non abbiamo capito i motivi per cui è stata scelta una proposta rispetto all’altra. Un prezzo occupazionale così alto non è possibile da pagare". Landini ha spiegato che l’accordo con i sindacati è vincolante: "Non è divertente dire che ci deve essere un accordo perché non si può scaricare su lavoratori e sindacati, è uno scherzetto usato in altre trattative che non funziona e non accetteremo". Landini ha anche contestato la riduzione del costo di lavoro medio, pari a 50mila euro per la proposta indicata dai commissari e 42mila euro dalla joint venture concorrente.
"Non sono proponibili migliaia di esuberi - ha ribadito il segretario generale della Uil, Rocco Palombella - dei 5.800 tagli previsti da Am Investco Italy la parte più rilevante sarebbe a Taranto. Faremo cambiare il piano". "Partiamo male - ha aggiunto il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli - il prezzo per il lavoratori è troppo alto. C’è un problema anche sul costo medio salariale. Il governo ha spiegato che l’accordo con i sindacati è vincolante ma dopo l’aggiudicazione. Per noi questi tagli sono inaccettabili e chiediamo dia vere più dettagli sugli investimenti nel ciclo produttivo.
Anche la riduzione di personale prevista dalla proposta di Acciai AcciaItalia è da respingere: una ripresa dell’occupazione si avrebbe nel 2023, ma sei anni sono tantissimi e pensare di ripartire con 6.400 lavoratori in meno non è immaginabile". I sindacati torneranno a incontrare il ministro il 1° giugno, per esprimere il proprio parere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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