Riaprono da oggi le prenotazioni sulla piattaforma ecobonus.mise.gov.it per usufruire dell'incentivo per auto, furgoni e moto basato sul livello di emissioni di CO2. La misura può contare su un fondo di 630 milioni stanziati in virtù del piano triennale del precedente governo. La quota per le sole auto è di 575 milioni. La ripartizione: 190 milioni (0-20 grammi/km di CO2), veicoli elettrici; 235 milioni (21-60 g/km di CO2), ibridi ricaricabili; 150 milioni (61-135 g/km di CO2), motore endotermico e ibride senza spina.
Tranne la terza fascia, sono incluse le persone giuridiche con finalità di car sharing e noleggio: 9,5 milioni (0-20) e 11,75 milioni (21-60). La novità riguarda l'eliminazione del tetto Isee di 30mila euro, l'indicatore della situazione economica delle famiglie, per beneficiare fino a 7.500 euro di premio per l'acquisto di auto elettriche o ibride plug-in. Una scelta, quella del tetto Isee, che già aveva dato vita a critiche, visti i listini inaccessibili a persone con tali redditi.
Aver riservato al noleggio solo il 4% del totale è considerato il vero anello debole di questi ecobonus. "Il crollo delle vendite di auto elettriche nel 2022 - osserva Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro studi Fleet & Mobility - ha indicato che il problema della loro diffusione non è il prezzo o non solo il prezzo. E aver destinato solo le briciole degli incentivi significa non voler davvero spingere queste auto, visto che oggi la quota del noleggio nelle elettriche e plug-in è intorno al 40/50%".
Intanto, i 270 milioni inutilizzati del precedente piano, quelli per l'acquisto di auto a zero e bassissime emissioni, non saranno riversati nel nuovo programma. "È la conferma - commenta Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto (concessionari) - che indirizzarli ai soli privati non serve a nulla. Se si continua a pensare che un privato possa acquistare una macchina costosa, allora il problema non è stato capito. Un privato, in media, spende tra 18mila e 20mila euro, e considerato che il 90% del circolante lo riguarda direttamente, ecco che il rinnovamento del parco italiano, obsoleto, quindi inquinante e non sicuro, resta il nodo da sciogliere".
Vista la preponderanza degli italiani a rivolgersi alla fascia 61-135 grammi/km di CO2, i veicoli con motori di ultima generazione, perché non lasciare un monte incentivi unico, così da velocizzare il ricambio del circolante? "La verità - risponde il presidente di Federauto - è che l'Ue ha criticato l'Italia per aver incentivato proprio questi modelli, che peraltro sono stati quelli che hanno dato risultati veri. Inoltre, il bonus per queste auto veniva erogato a patto che si rottamasse quella vecchia, quindi con un fattivo contributo green". "Ma questa fascia - aggiunge Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae (importatori) - è così sottodimensionata che non può spostare nulla, visto che mette a disposizione appena 150 milioni, pari a 75mila immatricolazioni".
Cardinali pone quindi il problema delle colonnine di ricarica, sostenendo che "basterebbe spendere i soldi che ci sono: i 740 milioni del Pnrr più i 50 per infrastrutture di aziende e professionisti con i 40 per privati e condomini. Non avere ancora messo a terra le modalità per la gestione di questi fondi, e non sapere neppure chi sono i soggetti istituzionali che devono spenderli, è gravissimo".
Positivo, per De Stefani Cosentino, è l'atteggiamento critico del premier Giorgia Meloni sul piano Ue al 2035 (solo auto elettriche prodotte e vendute), come positiva è la volontà del viceministro all'Economia, Maurizio Leo, di aprire il dossier sulla fiscalità legata all'auto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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