Cene, hotel e circoli: cosa possono scaricare le partite Iva

L’Agenzia delle entrate chiarisce che un costo di rappresentanza per essere scaricabile ai fini fiscali non deve essere collegato a una controprestazione

Cene, hotel e circoli: cosa possono scaricare le partite Iva

Per ciò che riguarda il ginepraio dei costi deducibili non è facile districarsi senza cadere in errori, che poi sono oggetto di verifiche e di eventuali sanzioni da parte del Fisco. In particolare, sono le spese di rappresentanza a suscitare una serie di dubbi, che vanno chiariti per avere un quadro chiaro ed esaustivo. Queste spese, secondo la normativa vigente, sono deducibili entro il limite dell'1% dei compensi percepiti nel periodo di imposta. Ma che cosa si intende nello specifico per spese di rappresentanza e quali sono le operazioni che ci rientrano a pieno titolo?

Quando le spese di rappresentanza sono deducibili

L’Agenzia delle entrate, come riporta Il Sole 24 Ore, chiarisce che un costo di rappresentanza per essere deducibile non deve essere collegato a una controprestazione, ovvero da quella spesa il professionista non deve ricavarci un vantaggio personale. Si deve trattare di una pura azione promozionale, senza secondi scopi. Il fatto di iscriversi a circoli e associazioni di persone, giustificata per ragioni lavorative (la ricerca di nuovi clienti attraverso le relazioni fisiche) non rientra tra i costi deducibili perché c’è una controprestazione: lo stesso accesso al circolo o all’associazione.

Come fare per dedurre i costi di circoli, cene e alberghi per fare rete

L’unico modo per cercare di rendere deducibili queste spese è dimostrare che sono direttamente collegate alla produzione dei compensi. Un esercizio molto complicato, anche in riferimento all’orientamento della giurisprudenza italiana che prevede l’onere della prova a carico di chi deve documentare un costo sostenuto. In parole povere, se un professionista avalla la deducibilità di una spesa in un circolo, in un albergo, in un ristorante per fare rete e cercare nuovi clienti, in caso di contestazione da parte del Fisco, deve provare che quello che asserisce sia vero.

Il rischio è che prevalga la finalità personale, con la conseguente sanzione da parte dell’Agenzia delle entrate. I costi per la ristorazione e il soggiorno sostenute per favorire i clienti, invece, sono deducibili al 75% per un importo totale del 2% dell'ammontare dei compensi percepiti nel periodo di imposta.

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