È in corso da questa mattina un'ispezione del Nucleo operativo ecologico (Noe), all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto dell'ex Ilva. I carabinieri di Lecce stanno facendo controlli e bonifiche, per accertare la sicurezza all'interno dell'impianto di ArcelorMittal. E intanto, dai documenti depositati dai pm di Milano, spunta il vero motivo del recesso dal contratto di affitto da parte di ArcelorMittal e il bluff messo in atto dai dirigenti della società.
Il bluff di Arcelor Mittal
Scorte finite, pochi soldi e zero qualità: sarebbero questi, secondo la procura di Milano, i motivi che hanno spinto i dirigenti di ArcelorMittal a chiedere di recedere dal contratto d'affitto dell'ex Ilva. Nessuna colpa della mancanza dello scudo penale, quindi, ma una decisione da attribuire alla "crisi d'impresa". A scriverlo sono i pm di Milano, nell'atto depositato oggi, nell'ambito della causa civile, avviata a seguito della denuncia dei commissari straordinari dell'acciaieria. E a svelare il bluff del gruppo franco-indiano sarebbero stati gli stessi dirigenti. Le recenti testimonianze raccolte dai pm, infatti, hanno permesso di ricostruire la causa dell'abbandono della ditta, che sarebbe da attribuire "alla crisi d'impresa di ArcelorMittal". Il problema dello scudo penale, invece, sarebbe stato solamente strumentalizzato e usato come scusa, per non mantenere l'impegno preso col contratto: i dirigenti, infatti, avevano affermato che "anche qualora si ripristinasse lo scudo penale, il processo di fermata degli impianti sarebbe comunque ineluttabile".
A confermare la grave crisi di ArcelorMittal è stato lo stesso direttore generale dell'ex Ilva, Claudio Sforza, che ha affermato: "Gli elementi sullo stato di crisi dell'affittuaria in mio possesso derivano anche dalla conoscenza personale. Infatti in più riunioni tenute da settembre a oggi, sia il precedente ad Mathieu Jehl, sia il nuovo ad Lucia Morselli, hanno dichiarato che la società aveva esaurito la finanza dedicata all'operazione". In uno egli ultimi incontri, l'ad Morselli, avrebbe parlato "non di crisi finanziaria, ma di disastrosa crisi economica".
Bonifiche e controlli all'ex Ilva
L'arrivo dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico sarebbe legato alla denuncia presentata alla procura di Taranto da parte dei commissari straordinari. I militari starebbero facendo diverse verifiche su bonifiche, manutenzioni e norme di sicurezza all'interno della fabbrica. In particolare, nel mirino dei carabinieri, sarebbe finita l'area "a caldo", secondo quanto sostiene il Tempo, per verificare se ci sia stato un impoverimento delle risorse e per controllare che siano state rispettate le norme di sicurezza dei lavoratori e le manutenzioni. Un'operazione che arriva nell'ambito dell'inchiesta portata avanti dalla procura di Taranto, che ha accusato l'azienda di distruzione di materie prime con danno all'economia nazionale e chiede la chiusura dell'altoforno numero 2, se non dovesse essere risanato.
Sull'ex Ilva indagano Milano e Taranto
Ma Taranto non è l'unica procura ad indagare sulla situazione dell'azienda. Anche i giudici di Milano, infatti, hanno ordinato perquisizioni e accertamenti sui documenti di ArcelorMittal. Le richieste, però, sono esattamente opposte, come faceva notare ilGiornale. Il tribunale civile di Milano, infatti, il 27 novembre si pronuncerà sul ricorso dei commissari straordinari, che chiedono di non spegnere gli impianti. Nel frattempo, però, le toghe di Taranto si pronunceranno su una richiesta opposta: chiudere l'altiforno 2, per mancata sicurezza. "La procura della Repubblica di Taranto e la procura della Repubblica di Milano operano in perfetta sintonia- ha fatto sapere il pg di Lecce- in modo coordinato e collaborativo ciascuna nell'ambito della rispettiva competenza stabilita dalla legge".
L'incontro di Conte coi vertici Mittal
Nel frattempo, è atteso per questa sera l'incontro a Palazzo Chigi del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con i vertici di ArcelorMittal. Il premier, però, ha già avvisato che l'incontro di questa sera "potrebbe non essere risolutivo". Il governo ha preso atto del recesso e dell'iniziativa giudiziaria del gruppo franco-indiano, che sostiene sia "inaccettabile". Ma, ha aggiunto, "Se c'è da Mittal una disponibilità a discutere, a proseguire nel risanamento e a salvaguardare la produzione dell'impianto, mi siedo cento volte al tavolo".
La premessa, ha detto infine Conte, è: "Cancelliamo questo e se c'è un ravvedimento, siamo disponibili ad avviare un negoziato, ma per questo dev'esserci come presupposto che l'atto di dismissione venga messo da parte e che ci sia la volontà di mantenere gli impianti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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