Perché la benzina non scende nonostante la crisi del petrolio

L'ombra dell'Iva, le accise e la resistenza dei produttori rendono i ribassi della benzina piuttosto contenuti. Il prezzo del greggio, intanto, è crollato quasi del 50%

Perché la benzina non scende nonostante la crisi del petrolio

Perché, a fronte di un dimezzamento delle quotazioni del petrolio, il prezzo della benzina ai distributori è sceso soltanto del 7%? Per rispondere alla domanda è necessario prima spiegare da cosa dipende il prezzo finale del carburante.

Come sottolinea Repubblica, l'ombra dell'Iva, le accise e la resistenza dei produttori rendono i ribassi piuttosto contenuti. I numeri certificati dall'Osservatorio prezzi carburanti del Mise parlano chiaro: dal 24 febbraio al 13 aprile, cioè nell'ultima rilevazione disponibile, il prezzo della benzina alle pompe è calato del 7,9%. Quello del greggio ha invece fatto i conti con un crollo pari quasi al 50%, passando dai 50 dollari di fine febbraio ai 27 della scorsa settimana. Considerando anche lo storico crollo di ieri, le quotazioni del petrolio affondano fino a toccare la soglia del 62%.

Il paradosso del prezzo della benzina

Il paradosso del prezzo può così essere spiegato. Prima di tutto la materia prima incide sul costo del petrolio di appena un terzo. La metà dipende invece dalle accise, mentre il resto finisce dritto nelle casse dello Stato per via dell'Iva.

C'è poi un altro aspetto da considerare. A causa della crisi provocata dal nuovo coronavirus, i margini per i gestori e per le compagnie si sono ridotti vistosamente. Il motivo è semplice: complice l'uscita di casa consentita per motivi strettamente necessari o di salute, solo una piccola minoranza di italiani è in grado di spostarsi con automobili e motocicli.

Molti mezzi sono congelati in garage e, in condizioni del genere, fermarsi per fare rifornimento risulta una pratica completamente inutile. Nel frattempo, nei distributori, i costi fissi restano costanti: dal personale alla manutenzione delle strutture. Ciò significa che ridurre meno possibile il costo del carburante consente di tamponare il crollo dei ricavi alle pompe di benzina.

Un calo irrisorio

Alla fine, quindi, gli effetti dei super ribassi del petrolio per molti automobilisti sono contenuti se non del tutto irrisori. "I prezzi dei carburanti scendono – ha sottolineato l'Unione Nazionale Consumatori - ma non abbastanza. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo Economico appena pubblicati, rispetto a settimana scorsa, il prezzo della benzina si abbassa di poco più di un cent al litro (1,101 cent), mentre quello del gasolio per auto di meno di 1 cent al litro (0,917)".

"È incredibile che con le quotazioni del petrolio ai minimi storici e con un crollo record della domanda, alla quale non riesce a far fronte nemmeno il taglio della produzione deciso dall'Opec+, la benzina costi ancora 1,411 euro al litro ed il gasolio 1,306 euro. In questi mesi di grave emergenza, il prezzo dei carburanti è sceso troppo poco" ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell'Unc.



"Rispetto alla settimana scorsa, su un pieno di 50 litri di carburanti si risparmiano 55 cent per la benzina e 45,8 cent per il gasolio. È certo un calo, che non corrisponde, però, al crollo del prezzo del petrolio. Insomma, la solita doppia velocità", ha concluso Dona.

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