Lo sbarco a Wall Street di LaPresse appena l'emergenza Covid-19 lo permetterà; gli sviluppi dell'accordo siglato a gennaio con Associated Press; i rapporti con Jeff Bezos, proprietario del Washington Post nonché del gigante dell'e-commerce Amazon. E l'informazione ai tempi del coronavirus: com'è cambiata, chi ne ha beneficiato e come sarà in futuro. Marco Durante, 58 anni, fondatore e azionista dell'agenzia di stampa LaPresse, ha un piano d'azione preciso: internazionalizzare il business di LaPresse, conferendo all'agenzia una connotazione globale. Da qui la decisione di aprire, nelle sedi di AP, 24 uffici di corrispondenza, tra cui Londra, Madrid, Dubai, Singapore e Sydney. «Deloitte ci sta aiutando sia per la quotazione - spiega Durante - sia nell'organizzazione di questo piano. Nelle varie sedi avremo nostri fotografi, video-operatori e giornalisti che dirameranno le notizie dall'Italia, grazie ad AP, e sempre con l'agenzia che ci ospita diffonderemo tutto quanto riguarda quei Paesi».
LaPresse, nata negli anni Trenta come agenzia fotografica, si è via via trasformata, mantenendo però al centro del proprio lavoro l'immagine. Anni fa l'intuizione di creare la figura del video-operatore, una decisione lungimirante visto l'exploit dei video attraverso il web. «In pratica - aggiunge Durante - siamo diventati i primi, in Italia, ad avere teche video, oltre a quelle della Rai, e possediamo il più grande archivio di foto in Europa. E così forniamo i nostri contenuti a oltre il 90% del mercato editoriale e broadcast del Paese».
Il Covid-19, in poco più di due mesi, ha messo in ginocchio il mondo, e anche l'editoria è in sofferenza. «In questo settore, però - precisa Durante - il nostro mondo è quello che ha sofferto meno. Palazzo Chigi, tra l'altro, ha appena rinnnovato, fino al 30 giugno 2021, l'accordo con le agenzie di stampa. Stiamo meglio dei giornali, anche perché, durante il lockdown, la gente si è abituata a informarsi su Internet, che è cresciuto tantissimo. E anche la pubblicità è andata meglio sul web». Per Durante, comunque, il Covid-19 ha dato un grande slancio all'informazione autorevole. «In questo periodo - afferma - a essere in trincea con gli infermieri e i medici, c'eravate anche voi giornalisti. Se non ci fossero state le agenzie, i giornali, la tv e la radio non sarebbe stato possibile sapere cosa realmente accadeva intorno a noi. Il lockdown ha valorizzato l'editoria e nessuno può ora dire che questo mondo non serve a nulla».
Durante, a questo punto, rimarca l'importanza di poter contare su fonti d'informazione qualificate. «Chi cerca verità e autorevolezza - sottolinea - va sui siti che conosce e non sui social media. Si stava imponendo, da un po' di tempo, una tendenza negativa, quella che poneva i social in una posizione di privilegio anche nell'informazione. Il Covid-19 ha invece premiato l'autorevolezza, marginalizzando tutto quello che sono social e influencer.
Un'agenzia seria, in proposito, non può far circolare notizie prese dai social. E anche i nostri politici sbagliano nel puntare su questi circuiti. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità ed esporle pubblicamente».
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