Abbandonare la Russia a condizioni accettabili, ma lasciando la porta socchiusa per un eventuale ritorno alla fine del conflitto. Questa è una delle ipotesi a cui sta lavorando il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, che ha già detto di non intendere regalare a nessuno i suoi asset russi, una struttura che conta 4mila dipendenti, 1.500 aziende clienti e un capitale di 2,6 miliardi di euro.
Secondo quanto riporta Bloomberg, Unicredit sta studiando una cessione non definitiva della sua controllata, attraverso un'operazione che in qualche modo lasci aperta la possibilità di riacquisto una volta risolto il conflitto in Ucraina e dopo un'eventuale fine delle sanzioni. Al momento, sarebbero in atto colloqui con soggetti finanziari e aziende di Turchia, India, Cina o anche russi non soggetti a sanzioni, interessati a ottenere una licenza bancaria nel paese e a cui sarebbe parcheggiata la controllata per una sorta di «vendita a tempo».
Contattata dal Giornale, Unicredit non ha smentito, specificando però che per il momento non intende commentare. Da quanto raccolto, si tratta di una delle ipotesi battute dalla banca anche se sarebbe a un livello di colloqui preliminari. Ultimamente la banca ha sostituito i componenti italiani del supervisory board russo con manager di Paesi che non adottano sanzioni, mentre alla guida della società è rimasto il presidente esecutivo Zhukov-Emelyanov.
Prima della guerra, Unicredit era tra le banche europee più forti in Russia con Raiffeisen e Société Générale. Quest'ultima ha venduto in tutta fretta le sue attività russe dopo l'invasione dell'Ucraina. Tant'è che lo scorso aprile, dopo 15 anni di presenza, ha ceduto la sua quota in Rosbank e le sue attività assicurative a Interros Capital, società d'investimento dell'uomo più ricco della Russia, Vladimir Potanin. E la cosa ha avuto un suo prezzo: SocGen ha effettuato una cancellazione dall'attivo di 2 miliardi. Potanin aveva offerto un rublo per rilevare anche le attività di Unicredit, che ha declinato l'offerta. Orcel, infatti, a differenza di altre personalità finanziarie sembrerebbe credere a un futuro reintegro della Russia nel sistema internazionale.
Nell'ultima trimestrale, Unicredit ha indicato rettifiche sulle attività russe per 1,3 miliardi. Orcel sulla Russia vuole tenere una linea razionale. Questo si è tradotto in una riduzione dell'esposizione a Mosca di 2 miliardi di euro (con operazioni di swap con controparti russe non soggette a sanzioni).
L'ad, però, pensa che depennare o svalutare le attività russe «non sarebbe assolutamente corretto, né in linea con le sanzioni. Sarebbe donare per nulla un business miliardario a qualcuno».Ieri il titolo di Unicredit ha chiuso a -2,84%, in un contesto di Borsa negativo per tutta Piazza Affari.
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