Proprio mentre la Glass Week celebra l’arte vetraria a Venezia, a Murano c’è poco da festeggiare. Ad agosto le vetrerie spengono i forni per la manutenzione di rito e, con il rientro dalle ferie, le fiamme non li hanno rianimati. Più della metà delle vetrerie non ha riaperto i battenti e quelle che sono in attività evitano di riaccendere tutti i forni.
Andrea Dalla Valentina, presidente del settore vetro di Confartigianato Venezia, nel rilasciare una dichiarazione al Sole 24 Ore ha fatto notare che quando il gas costava 20 euro per MWh incideva in ragione del 10-15% sul fatturato delle vetrerie. Facile considerare che anche oggi, con il gas sotto quota 200 euro per MWh, la riaccensione dei forni sia proibitiva.
Il comparto e i lavoratori di Murano
A Murano si contano una sessantina di fabbriche che danno lavoro a 1.000 persone circa e che realizzano un fatturato tra i 150 milioni e i 160 milioni di euro l’anno. Più che la produzione economica, Murano ha uno spessore culturale che si tramanda da secoli e che di crisi ne ha superata più d’una. Questo apre a due riflessioni: la prima è che il 2022 è l’anno l’internazionale del vetro e che la kermesse The Italian Glass Weeks, di istanza a Venezia dal 17 al 25 settembre, è un’occasione, sempre importante, ma potrebbe avere un gusto un po' amaro. La seconda è che il comparto del vetro ha saputo rinnovarsi negli anni grazie alla creatività di chi ci lavora. Oggi, però, le vetrerie che non hanno riaperto fungono da freno al settore e non le si può accusare: riaccendere i forni richiede fino a 15 giorni e non lo si può fare senza sapere a cosa si va incontro, senza conoscere l’evoluzione del prezzo del gas che oscilla talmente tanto perché legato a fattori geopolitici e finanziari al di fuori di ogni controllo e di ogni logica predittiva. Il settore del vetro lavora su ordinazioni raccolte anche con cinque mesi di anticipo e non poterne accettare vuole dire gettare ombra sui mesi a venire anche perché è difficile stabilire il prezzo di vendita dei prodotti.
Chi ha riaperto, ha cercato di mantenere fede agli impegni presi con la propria clientela, contando anche sugli aiuti pubblici garantiti dallo Stato. Il ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato 5 milioni di euro per supportare le fornaci.
Un passo in avanti che però sembra non essere sufficiente per permettere al settore di ossigenarsi.I lavoratori, esaurite le ferie, devono fare leva sugli ammortizzatori sociali – cassa integrazione a rotazione soprattutto - e vivere nell’attesa che la situazione si sblocchi.
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