Non la voleva nessuno adesso la vogliono tutti. Parliamo di Tim, l'ex-monopolista delle tlc in Italia, che ieri ha ricevuto una offerta non vincolante da parte del fondo Usa Kkr, un gigante da 400 miliardi di potenza di fuoco, che propone 0,505 euro ad azione per il 100% della società con possibile delisting. Inoltre anche i fondi Cvc e Advent, pur escludendo qualunque contatto con il socio di maggioranza di Tim, Vivendi (23,7%), potrebbero essere intenzionati a farsi avanti. La proposta di Kkr è stata esaminata ieri in un cda straordinario convocato sabato sera (anticipata dal Corriere della Sera) in tutta fretta ed è una risposta alla sfiducia che l'ad Luigi Gubitosi aveva incassato da Vivendi, che, insieme a 11 consiglieri su 15, aveva fatto convocare un cda straordinario per il 26 novembre. Questo resta confermato, e che ha come oggetto una possibile rimozione dell'ad dopo due profit warning sui conti. Ma poi Gubitosi ha accelerato i tempi dell'Opa di Kkr (formulata infatti in forma abbastanza generica) per provare a restare in sella. Nei prossimi giorni, prima di venerdì, sarà una battaglia: Gubitosi che cerca di restare per gestire l'Opa Kkr, contro Vivendi che punta a farlo saltare subito. Non c'è dubbio comunque che Vivendi proverà fino all'ultimo a far fallire l'operazione con Kkr. Il fondo valuta la società 11 miliardi (a cui si somma il debito pari a 21 miliardi) con un premio, rispetto alla quotazione attuale pari a 0,34 euro per azione, del 60%. Tim ha reso noto che Kkr mira a ottenere «il gradimento degli amministratori della società e il supporto del management». Al momento la due diligence stimata dovrebbe durare quattro settimane e deve ottenere l'ok dei «soggetti istituzionali rilevanti», e passare il vaglio del «golden power» del Governo. L'offerta di Kkr prevede un prezzo «non vincolante, anche meramente indicativo» di 0,505 euro per azione ordinaria o di risparmio, da pagare interamente per cassa. L'operazione sarebbe soggetta alla condizione del raggiungimento della soglia di adesione minima del 51% di entrambe le categorie azionarie.
Vivendi, i cui rappresentanti nel corso del lungo cda di ieri pomeriggio hanno fatto ostruzionismo alla proposta, aveva fatto sapere tramite un portavoce di essere «un investitore a lungo termine in Telecom» e di esserlo stato fin dall'inizio, ribadendo «il suo desiderio e la sua volontà di lavorare al fianco delle autorità italiane e delle istituzioni pubbliche per il successo a lungo ter.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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