«Ora Finmeccanica deve dimagrire»

Il gruppo si concentrerà sulle aree a elevata qualità. Per i trasporti ancora nessuna offerta vincolante

«Ci restringiamo in termini di aree di business. Vogliamo una Finmeccanica più grande in termini di fatturato». É la filosofia su cui si basa il piano industriale per la nuova Finmeccanica (+0,65%), illustrata dall'ad Mauro Moretti durante un'audizione in Parlamento. Oggi è «un gruppo che si occupa di tutto e di più, senza un criterio di impresa» e «non ha equivalenti» sul mercato. Serve, dunque, un deciso cambio di rotta per «capire dove è ragionevole investire per avere un ritorno sugli investimenti». «Io devo restringere. Non solo devo restringere nell'aerospazio, difesa e sicurezza, ma in quello devo diminuire prodotti e linee di business». Moretti ha anche sottolineato che «non faremo più investimenti che non siano legati a un rigido criterio costo-opportunità».

In particolare, AnsaldoBreda e Ansaldo Sts «non fanno parte del core business e del futuro» di Finmeccanica. Per la cessione del settore ferroviario sono interessate la giapponese Hitachi e la cinese Cnr, ma «non ci sono ancora offerte vincolanti, il percorso è ancora aperto». E la questione non sarà neppure sul tavolo del prossimo cda, che si terrà il 27.

Rispondendo alle domande dei parlamentari, Moretti ha tenuto a puntualizzare che «l'unico mandato che mi è stato assegnato è quello di trovare il modo di cambiare il trend» di Finmeccanica. E questo «non è un mandato generico perché per un'azienda, questa è la prima questione. Il secondo problema indicato è quello che Finmeccanica deve trovare un ruolo nell'ambito dell'alta tecnologia».

Anche la governance del gruppo «é particolarmente antiquata. È una sommatoria di aziende indipendenti che di volta in volta ha avuto supporto dalla capogruppo quando avevano bisogno di quattrini. Tante cose isolate - ha aggiunto Moretti - che si confrontano con gente che ha tutto integrato, vedi Airbus. Tutto duplicato e gli sperperi di quattrini sono veramente importanti». Ma, soprattutto, Finmeccanica ha un indebitamento al 31 dicembre di 3,9 miliardi su un patrimonio netto di 3,6 e questo mette il gruppo «in una situazione di difficoltà importante». Tanto più che la situazione di indebitamento reale «è ben più alta e superiore ai 5 miliardi, con picchi di 5,9». Quanto all'ipotesi di privatizzazione, Moretti la ritiene al momento sconsigliabile, perché «le cose si vendono quando hanno valore e non quando non lo hanno». «Con le azioni che proporrò entro fine anno con il piano industriale - ha precisato - spero che ci siano le condizioni affinché, in poco tempo, qualche anno, ci sia una robusta inversione», e poi sarà l'azionista a decidere. Comunque, «ci sono i primi segni positivi nella trimestrale che stiamo vedendo in questi giorni e ciò ci fa essere ragionevolmente tranquilli per fine d'anno».

Nel 2017 «potremo tornare eventualmente sui mercati finanziari»: per tale motivo, ha aggiunto il top manager, i giudizi delle agenzie di rating sono importanti e un eventuale nuovo taglio «porterebbe Finmeccanica in una situazione molto pesante considerato l'indebitamento che ha». La società tornerà a distribuire un dividendo solo quando «riuscirà a produrre utili su cui fondarlo; spero nel giro di un paio d'anni», ha concluso Moretti.

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