Da ora in poi il mercato italiano dell'auto dovrà sempre più fare i conti con la progressiva avanzata cinese. Spiccano, nel 2023, i 30.263 veicoli venduti dall'ex britannica Mg, ora di Saic, che ha segnato un +310,6% con i suoi modelli a benzina (il B-Suv Mg Zs l'auto più venduta a dicembre), elettrici (Mg 4 stabile nella top 5) e ibridi plug-in. L'obiettivo per il 2024: oltre 50mila unità dalle 30.263 dell'anno scorso. Listini accessibili, design e qualità i pregi.
Bene anche Dr Automobiles di Massimo Di Risio che importa dalla Cina e rifinisce i veicoli a Macchia d'Isernia, ponendoci i marchi del gruppo (+33,4%). Da seguire Omoda del colosso Chery che ha piani molto ambiziosi. Una quarantina i concessionari già selezionali in Italia. Non può mancare Byd, impegnata nel testa a testa con Tesla per la leadership mondiale nell'elettrico, già presente nel nostro Paese con 4 vetture a batteria e 12 punti vendita, di cui uno da poco inaugurato in piazza Duomo a Milano. La stima di Byd, per cominciare, tenderebbe a circa 4mila auto l'anno. Da parte sua il gruppo Koelliker sta pure proponendo in Italia alcuni brand del Dragone. Senza contare, poi, gli sviluppi di accordi e partecipazioni tra big europei e Case cinesi.
Nel frattempo, in Italia, sta per nascere un mega-hub di importazione e distribuzione di vetture e veicoli commerciali con alimentazioni elettriche e ibride dalla Cina. Autotorino, di Plinio Vanini, e Intergea, di Alberto Di Tanno, i due network pronti a unirsi in una nuova società.
Il 2023, intanto, si è concluso con un dato che, seppur in crescita (+19% a 1.566.448 vendite), risulta ancora molto lontano (-18,3%) dal periodo pre-crisi (il 2019 con 1.916.320 veicoli). All'epoca non esisteva ancora Stellantis, e Fca, nel primo anno dalla scomparsa di Sergio Marchionne, totalizzò 454.601 vendite (-9,58% sul 2018) per una quota del 23,7%. Nel 2023, con il suo mix di marchi, Stellantis ha immatricolato 505.498 vetture, di cui 321.544 grazie ai brand ex Fca. Oltre 130mila, dunque, le auto dell'ex gruppo italo-americano che mancano all'appello rispetto al 2019. Pandemia, guerre, mancanza di semiconduttori e materie prime, crisi energetica e listini elevati hanno colpito duro. L'assestamento produttivo del nuovo gruppo a trazione francese e le crescenti incertezze del mercato hanno fatto il resto. Guardando all'anno vecchio, il dato positivo generale di Stellantis, insieme alla crescita delle vendite di veicoli commerciali (+21%), non sono bastati al gruppo guidato da Carlos Tavares a convincere la Borsa. Le azioni, ieri, sono scese del 3,4% a 20,45 euro. A pesare il -9% di dicembre e i cali della quota: dal 31,4% al 27% il mese scorso e dal 35,2% al 32,3% nell'anno.
Da parte sua, il Centro studi Promotor
prevede per il futuro «una non breve stagnazione per il mercato italiano e livelli di vendita sui livelli del 2023». L'annuncio che i nuovi incentivi partiranno solo in febbraio fa intanto prevedere un gennaio di attesa.
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