"La Grecia è entrata nell'euro perché ha potuto ingannare vergognosamente sui dati reali della propria economia grazie al fatto che Francia, Germania e Italia avevano rifiutato il doveroso controllo europeo sui bilanci, magari affidato alla Corte dei Conti". A dirlo è stato ieri Romano Prodi che, in una intervista a Repubblica, accusa duramente Atene dimenticandosi che fu lui il primo a "triccare" i conti del Belpaese per trascinare gli italiani nella (dis)avventura europea. Come ha spiegato Der Spiegel nel maggio del 2012, l'aver fatto entrare l'Italia nell'Unione europea "ha creato il precedente per un errore ancora più grande: l'ingresso, due anni dopo della Grecia".
"L'Italia proponeva alla Spagna di fare blocco per entrare anche senza il pieno rispetto dei parametri. Gli spagnoli risposero che loro sarebbero entrati da soli, rispettando i parametri, e gli italiani dovevano arrangiarsi". A raccontarlo è l'allora commissario Ue agli Affari economici, il francese Yves De Silguy. Che aggiunge: "Da allora è iniziato il grande sforzo dell'Italia per rispettare i criteri di convergenza". La Francia, però, non era l'unica a sapere. Anche la Germania era ben informata. Lo dimostra proprio l'inchiesta dello Spiegel che ha potuto leggere i report dell'ambasciata tedesca a Roma. Da qui erano, infatti, partite decine di rapporti confidenziali che, come ricorda ItaliaOggi, "con un debito pubblico vicino al 120%, l'Italia non avrebbe mai potuto rispettare le condizioni previste dal trattato di Maastricht". Tanto che, al termine dell'inchiesta intitolata Operazione autoinganno, lo Spiegel concludeva: "L'Italia non aveva i conti in regola, e il cancelliere Khol ne era consapevole. Ma per motivi di opportunità politica non si mise di traverso".
Come è andata con Prodi a Palazzo Chigi e Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro è ormai (tristemente) noto. Era il 1996 e il Professore brigava per far rientrare l'Italia nei parametri Ue. A questo fine, come ricorda appunto ItaliaOiggi, varò una manovra da 57mila miliardi di lire a cui aggiunse l'eurotassa da 5mila miliardi. Una una tantum che, stando ad ascoltare le promesse dell'allora presidente del Consiglio, avrebbe essere restituita. In realtà fu riassorbita ìda due imposte fisse, l'addizionale Irpef regionale e quella comunale. Anche Ciampi fece la sua parte.
"Si distinse come abile giocoliere finanziario creativo - si legge ancora sullo Spiegel - vendendo alla banca centrale una parte delle riserve auree nazionali e recuperando tasse da questo guadagno. Il deficit di bilancio crollò di conseguenza". Tutto il resto è storia. E gli italiani ne stanno ancora pagando il peso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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