Per il Corriere della Sera e la Stampa c'è un'ipotesi per un futuro in comune. Un'unica struttura industriale per un gruppo multimediale con due testate: il Corriere a diffusione nazionale, la Stampa sul bacino del Nord-ovest, magari condividendo sedi di corrispondenza in Italia e all'estero. La smentita di rito dettata ieri pomeriggio da Rcs, editrice del Corriere, non cambia la sostanza delle cose: «Allo stato non vi è alcun progetto in merito». È formalmente ineccepibile, ma è fatta solo nel rispetto delle regole del mercato, essendo Rcs quotata in Borsa.
Nella realtà esistono due ipotesi di avvicinamento: una prima, tecnico-industriale; e una seconda, finanziaria. Ed è per questo che il caso è esploso ieri, quando l'ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, interrogato sull'integrazione, ha risposto: «Non vorrei interrompere la tradizione che ho di non confermare o smentire voci». Aggiungendo però che, «guardando ai competitori, uno dei processi è indiscutibilmente quello del consolidamento». Ma un «no comment» di questo tipo non fa che avvalorare l'ipotesi di cui si parla, proponendola sul campo per vedere l'effetto che fa.
Il campo è quello degli azionisti di Rcs/Corriere. Il regista è John Elkann, presidente della Fiat, azionista al 100% della Stampa, e da poco anche primo socio del Corriere con il 20% di Rcs. Elkann è anche stato il primo sponsor di Jovane per Rcs. Per questo l'idea di un aggregazione Milano-Torino è sul tavolo già da mesi. Al punto che nella sua dimensione industriale sono già stati discussi a vari livelli sia i termini di una fusione tra le concessionarie di pubblicità (Pk e Rcs Pubblicità), sia quelli di eventuali piattaforme comuni, nella convinzione che tutte le possibili condivisioni di costi servano a trovare la strada della sostenibilità di un settore in crisi nera. Non è certo un caso che Jovane abbia appena pescato nell'Editrice La Stampa per portare Raffaella Papa in Rcs, come direttore centrale con il compito di ridefinire il perimetro del gruppo.
Ma dal lato finanziario l'operazione ha un significato preciso: tramontata l'ipotesi di un nuovo patto di sindacato, la formazione di un equilibrio Fiat-centrico si otterrebbe tramite il conferimento della Stampa, magari da studiare in occasione della seconda capitalizzazione da 200 milioni già prevista per Rcs. Ecco qual è il terreno che Jovane ha cominciato a sondare. Sul quale c'è un solo potenziale oppositore: Diego Della Valle che, con il suo 10%, si è sempre dichiarato contrario a ogni dominus per Rcs.
Della Valle sembra il solo in grado di opporsi a un progetto di questo tipo, posto che gli altri soci forti del patto di sindacato o sono in uscita, come Mediobanca; o non possono più distrarre risorse ai loro core business, come Italcementi e Pirelli; o difficilmente possono continuare a esporsi come Intesa. A fine mese scade il termine per le disdette del patto: di qui ad allora si vedranno le prossime mosse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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