La vittoria del No al referendum costituzionale costa l'outlook negativo di Fitch alle banche italiane. È la vendetta dell'agenzia di rating che, sebbene Piazza Affari abbia accolto positivamente il risultato del voto, prova a dare uno scossone al sistema Italia. È la stessa strategia adottata nel 2011 quando i poteri forti di Bruxelles e la Finanza hanno spinto Silvio Berlusconi a lasciare Palazzo Chigi per metterci Mario Monti senza passare dalle urne.
La bocciatura subita dal progetto del governo, spiega una nota dell'agenzia di classificazione, ha "ulteriormente accresciuto l'incertezza politica e ridotto la capacità di realizzare le riforme economiche". Proprio i rischi legati all'instabilità politica erano uno dei fattori citati da Fitch della revisione a negativo dell'outlook del rating sovrano italiano nell'ottobre scorso. In generale, l'outlook negativo per il settore creditizio italiano, "riflette la sua accresciuta vulnerabilità agli shock a seguito del deterioramento della qualità degli attivi in portafoglio". La pressione di autorità e mercato a ridurre l'alto livello di crediti non performanti, dice Fitch, "ha fatto aumentare l'urgenza e i rischi". La redditività del settore è "fragile" e l'alto ammontare dei non performing loans (prestiti non performanti) potrebbe "comportare perdite che richiederebbero capitale addizionale".
A Piazza Affari, aldilà dell'attacco dell'agenzia di rating, si è registrata un'altra seduta di forte recupero per i Btp italiani sul mercato secondario. Lo spread con il Bund si stringe sotto quota 160 e torna ai livelli di inizio novembre.
Il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e il pari scadenza tedesco, infatti, termina a 159 punti base dai 164 punti dell'avvio e dai 167 della chiusura di ieri. Il rendimento dei decennali italiani scende all'1,96% dal 2,01% del closing di ieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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