La ricetta di Draghi: "Meno tasse e riduzione spesa pubblica"

Il presidente della Bce traccia la strada da seguire per mitigare gli effetti recessivi del risanamento dei conti: "Ridurre la spesa pubblica corrente e le tasse"

La ricetta di Draghi: "Meno tasse e riduzione spesa pubblica"

"Riduzione di spesa pubblica corrente e riduzione delle tasse". È questa la strada da seguire per mitigare gli effetti recessivi del risanamento dei conti per il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, che in occasione della Lectio magistralis tenuta all'università Luiss di Roma ha lanciato l'allarme sui livelli raggiunti dalla disoccupazione in alcuni paesi europei che "incrinano la fiducia in dignitose prospettive di vita, e che rischiano di innescare forme di protesta estreme e distruttive". Draghi ha affermato che le politiche di bilancio devono essere mantenute su sentieri sostenibili. Ciò significa non tornare indietro dagli obiettivi già acquisiti. Occorre però mitigare gli effetti inevitabilmente recessivi del consolidamento di bilancio con una composizione che privilegi le riduzione di spesa pubblica corrente e quella delle tasse specialmente in un contesto europeo dove la tassazione è già elevata in qualunque confronto internazionale.

Il presidente della Bce ha poi "attirato" l'attenzione su un'altra dimensione della sostenibilità della crescita, quella della distribuzione del reddito. In Europa, da quasi "vent'anni è in atto una tendenza alla concentrazione dei redditi delle famiglie che penalizza i più deboli". Per Draghi occorre "una più equa partecipazione ai frutti della ricchezza nazionale" che aumenta "la coesione sociale" e conduce "al successo economico".

"Oggi la crescita è più debole in alcuni Paesi che in altri non solo perché il credito è scarso; era più debole anche prima della crisi, nonostante una crescita spesso tumultuosa della spesa pubblica, perché non si erano volute affrontare fragilità strutturali di cui oggi sentiamo tutto il peso".

Infine, per favorire l'accesso al credito Draghi ha suggerito che in alcuni Paesi europei potrebbero essere efficaci anche interventi nazionali, peraltro già collaudati in alcuni Stati con la

partecipazione di governi, banche pubbliche e agenzie di sviluppo. Peraltro, ha ricordato, la Bce, ha già avviato con la Bei e con la Commissione europea iniziative mirate a ridurre la frammentazione del credito nell'area dell'euro.

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