Continua la polemica per quanto riguarda l'erogazione della cassa integrazione a tutti quei lavoratori rimasti a casa nel corso dell'emergenza Coronavirus: alcuni di loro, purtroppo, si trovano adesso in gravi difficoltà economiche, dal momento che non hanno ancora ricevuto alcun sostegno da parte dell'Inps.
Inutili le promesse del governo, per alcuni i soldi non sono mai arrivati. Sarebbero 25mila le persone ancora in attesa del denaro, mentre 134mila avrebbero ricevuto soltanto una parte di ciò che spetta loro. A poco sono servite anche le garanzie del presidente dell'Inps Pasquale Tridico, il quale all'inizio di questo mese aveva cercato di infondere un po' di speranza, dichiarando che entro il 12 giugno sarebbero stati pagati tutti gli arretrati. "Mi impegno a pagare l'arretrato in settimana. Entro venerdì 12 giugno", aveva affermato durante un'intervista rilasciata a "Repubblica".
La stessa "Repubblica" ha interpellato oggi Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps."I ritardi nel pagamento della cassa integrazione? Una tempesta ampiamente prevedibile", ha ammesso Loy. A causare questa situazione, secondo il presidente del Civ, sarebbero state le procedure fin troppo complesse da seguire per provvedere ai pagamenti, ed una sottostima del problema provocato dalla crescita esponenziale delle domande.
Punti fondamentali, che Loy ha cercato di sottoporre a Tridico, inviandogli una lettera urgente. La situazione, infatti, è critica. Si stima che fra coloro i quali hanno richiesto la cassa integrazione vi siano anche dei lavoratori che, ad oggi, non si sono visti neppure recapitare una risposta. Guglielmo Loy ha tentato di fornire una spiegazione: "I ritardi nel pagamento della cassa integrazione? Una tempesta ampiamente prevedibile, ha dichiarato il presidente del Civ. "Ritengo poi che sia sbagliato non considerare le difficoltà di chi ha ricevuto il solo pagamento di marzo, ed è in attesa dei mesi successivi. Per cui Tridico dice una cosa corretta dal punto di vista amministrativo, ma sbagliata dal punto di vista sociale. La nostra preoccupazione è che per esaurire questo enorme bacino di persone in attesa ci voglia troppo tempo".
"Il problema", ha proseguito Loy, "è che, di fronte a un'emergenza drammatica, si è pensato di far fronte a una situazione di guerra con procedure che non funzionavano benissimo neanche in 'tempo di pace'. Oltre alla questione della Cig in deroga, c'è anche il Fis, che in tempi normali richiedeva per lo sblocco della pratica dai 180 ai 200 giorni. Noi avevamo chiesto più volte di cambiare la procedura, non siamo stati ascoltati e con il Covid sono arrivate 270 mila domande per quattro milioni e mezzo di lavoratori. È molto probabile che il 60% delle domande ancora non esaminate riguardi proprio il Fis".
Guglielmo Loy ha poi voluto ribadire che in questo drammatico periodo l'impegno dell'Inps è stato costante, anche se alcune difficoltà si sono registrate a causa del fatto che per diverso tempo i dipendenti hanno dovuto lavorare da casa, spesso non tramite tutti gli strumenti di cui avrebbero invece potuto disporre in ufficio. "Ci tengo a sottolineare comunque lo sforzo straordinario del personale Inps", ha dichiarato. Poi, la sferzata: "Mi chiedo anche però se questi problemi, oltre a quelli legati alle procedure, siano stati posti correttamente al legislatore dai vertici dell'Inps. Oppure ci sia stata una sottovalutazione, da parte dell'Istituto. Anche adesso, leggo che Tridico ipotizza la gestione, da parte dell'Inps, delle politiche attive del lavoro. Servirebbe invece essere più sobri, e realistici, e avere una comunicazione coerente nel tempo, evitando di promettere cose che non si possono mantenere". L'allusione è chiara, Loy non ha digerito quella promessa fatta da Tridico agli italiani, ossia riuscire a pagare tutti entro il 12 giugno."Oltre a una comunicazione più onesta, servirebbe una sorta di stress test sulle nuove procedure attivate dal governo. Se tu chiedi di fare la maratona a uno che non è allenato, è chiaro che si accascia dopo tre chilometri. La tempesta che si è abbattuta sull'istituto era prevedibile", ha commentato il presidente del Civ.
"Per il bonus da 600 euro non s'è guardato in faccia a nessuno, s'è dato a chiunque lo richiedesse, rimandando i controlli a un secondo momento", ha poi commentato Loy, prima di avanzare una proposta: "Non vedo perché non ci si debba regolare con i lavoratori nello stesso modo.
Ritengo che l'Istituto possa chiedere al legislatore, coinvolgendo le parti sociali, di versare un acconto non del 40%, ma del 60 o 70% dell'assegno di Cig a chi ne ha fatto richiesta, rimandando i controlli a un momento successivo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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