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Siamo la "culla" delle auto made in Cina con il passaporto Ue

Dopo Di Risio (DR), che si rifornisce da Chery, ecco anche Cirelli grazie alla collaborazione con Dongfeng

Siamo la "culla" delle auto made in Cina con il passaporto Ue
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Dall'auto che arriva in Europa direttamente da uno dei colossi cinesi, all'«incubatore» italiano che funge da hub: riceve da un big di Pechino il modello, lo adatta secondo le normative di omologazione Ue e lo distribuisce attraverso la propria rete e i concessionari multimarca. Ad aver avuto l'intuizione rivelatasi vincente, visti i risultati, è stato per primo, nel 2006, l'imprenditore Massimo Di Risio con il suo gruppo DR Automotive che ha dato vita a vari marchi. Sede e polo di assemblaggio a Macchia d'Isernia (Molise) e posti di lavoro creati oltre 500. I modelli provengono dalle cinesi Chery, Jac Motor e Baic.

La strategia funziona (da gennaio a settembre 2023 vendute in Italia 24.325 vetture per una quota mercato del 2,1%) e, ovviamente, si guarda sempre più all'Europa: Spagna, Bulgaria e Francia in particolare.

L'Italia, dunque, è sulla strada di diventare una sorta di «incubatore-hub» per modelli cinesi di ultima generazione da esportare, una volta in regola con le omologazioni, in altri Paesi europei. Ecco allora avanzare anche Cirelli Motor Company, gruppo guidato da Paolo Daniele Cirelli, 42 anni, veronese, ma con radici mantovane. Concessionaria a Villafranca (Verona) dal 1974, il gruppo importa ora Suv della Casa automobilistica Dongfeng, la stessa che è ancora azionista di Stellantis, li prepara per l'omologazione e li equipaggia con motori bi-fuel (benzina-Gpl) grazie alla collaborazione con l'azienda Ecomotive Solutions di Alessandria. I processi di adattamento avvengono a Verona e Bergamo dove lavorano una settantina di persone, oltre che in Germania. Al momento, il gruppo può contare su una cinquantina di punti vendita nel Paese, ma l'obiettivo del presidente Cirelli va oltre, cioè di diventare un vero hub per l'Europa per queste vetture. In gamma, al momento, ci sono tre modelli: Cirelli 3, Cirelli 5 (5 posti) e Cirelli 7 (7 posti) con motori a benzina della giapponese Mitsubishi e l'abbinamento Gpl. Su tutti cambio automatico e dotazione full optional. I prezzi sono competitivi: rispettivamente 29.800, 33mila e 35.800 euro. Nel 2024 è prevista la prima opzione elettrica (Cirelli 5) con batterie da 350 e 690 chilometri di autonomia e un listino uguale alla versione bi-fuel.

«Il nostro piano di allargamento del business avanza - afferma Cirelli - e puntiamo a uno sbocco europeo viste le richieste che arrivano. Guardiamo alla Germania, alla Svizzera e anche ad accordi con la Spagna per esportare i prodotti. Nel 2024 contiamo di vendere 500 veicoli al mese. Siamo pronti alla sfida. Abbiamo esposto la gamma nel centro di Milano in occasione del recente MiMo. Per questi modelli la rete provvede a tutto il supporto necessario anche per i ricambi. Oltre ai motori Mitsubishi, ci si avvale dell'elettronica Bosch.

Abbiamo scelto la motorizzazione bi-fuel perché il Gpl è ecologico e costa poco alla pompa».

Resta da vedere quale posizione assumerà prossimamente la Ue nei confronti delle auto «made in Cina» dopo le recenti dichiarazioni belligeranti della presidente Ursula von der Leyen.

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