Stellantis bocciata anche in Francia

I sindacati: «Delocalizzando Tavares distrugge il settore». Pesa il fattore Cina

Stellantis bocciata anche in Francia
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Carlos Tavares (in foto) è portoghese di origine ma, professionalmente, è cresciuto e si è affermato in Francia: prima alla Renault, quindi nel gruppo Psa, per poi mettersi al volante di Stellantis, il cui baricentro è sempre più spostato su Parigi. La locuzione «Nemo profeta in patria», visto il curriculum, a questo punto varrebbe pure per lui. Come in Italia, infatti, anche nella «sua» Francia crescono i malumori sulle strategie portate avanti da Stellantis e, soprattutto, i timori per i progetti di delocalizzazione.

Le proteste rese note dal quotidiano La voix du Nord dopo la manifestazione organizzata dal sindacato Cgt davanti alla Gigafactory di Douvrin, inaugurata nel maggio 2023 (stoppata, invece, quella tedesca e rinvio per la struttura italiana di Termoli), sono l'ulteriore segnale di malcontento tra i lavoratori. Anche Oltralpe, dunque, emerge la contrarietà per la crescente attenzione di Tavares verso i Paesi a basso costo dove produrre con maggiori margini. «Tavares vuole distruggere l'industria automobilistica in Francia per conseguire più profitti e arricchire gli azionisti, occorre una mobilitazione generale per condurre questo contrattacco», le parole di un sindacalista riportate dal quotidiano. La protesta è andata in scena dopo il rifiuto di Tavares di incontrare le organizzazioni nello stesso giorno in cui la dirigenza del gruppo si trovava per riunioni nella Gigafactory.

Alla protesta non hanno aderito i 650 addetti di Douvrin e i 350 interinali, mentre a sollevarsi sono i lavoratori di diverse fabbriche del gruppo. Tavares, soprannominato «Signor 100mila euro al giorno», in relazione al mega compenso annuale che porta a casa, ha già deciso il trasferimento delle attività di Aulnay-sous-Bois, i cui dipendenti occupano il sito da aprile, in Turchia. «Oggi siamo noi, domani sarà il vostro turno: a Poissy, a Hordain, a Douvrin», l'allarme lanciato. Anche al ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, vista la presenza forte dello Stato nell'azionariato di Stellantis, è stato chiesto di intervenire per fare chiarezza.

"I recenti scioperi in Francia - commenta Andrea Taschini, osservatore e manager automotive - arrivano tardivi rispetto alle decisioni della Commissione Ue di imporre l'auto elettrica. Era chiaro fin dall'inizio che l'auto a batteria avrebbe distrutto il settore europeo, a tutto vantaggio della Cina, provocando una gigantesca delocalizzazione verso l'Estremo oriente. Non è infatti possibile competere industrialmente con Pechino per tanti motivi: il possesso quasi esclusivo delle materie prime; le sovvenzioni dello Stato cinese; i costi energetici che sono un settimo di quelli europei; l'assenza di restrizioni ambientali e molto altro. Se il prossimo Parlamento Ue non provvederà a cancellare l'imposizione, gli scioperi francesi saranno solo l'inizio di un enorme movimento sindacale a livello continentale dai risvolti imprevedibili".

In Italia, sempre sui piani di Stellantis, due i prossimi

appuntamenti tra sindacati e azienda: l'11 giugno si parlerà di Termoli (2.200 gli addetti che attendono garanzie) e il 12 di Maserati, con focus su Modena, presente il ministro Adolfo Urso, altra situazione molto complicata.

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