"Stellantis ci ha frodati con dati falsi"

Un gruppo di azionisti Usa cita in giudizio il gruppo presieduto da Elkann per il crollo del titolo

"Stellantis ci ha frodati con dati falsi"
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Forti tensioni su Stellantis negli Stati Uniti. Ai licenziamenti di lavoratori (2.450 nel sito di Warren, nell'area di Detroit, dopo che il pick-up Ram 1500 Classic è giunto a fine corsa) e allo stop della prossima settimana a Trenton (Sud della Motor City) originato dell'accumulo di 20.700 motori, per il gruppo guidato da Carlos Tavares si aggiunge una nuova tegola, questa volta giudiziaria. Stellantis è stata citata in giudizio da alcuni azionisti americani, i quali sostengono di essere stati «frodati». Secondo l'accusa, l'azienda presieduta da John Elkann avrebbe nascosto l'aumento delle scorte e altri dati prima di pubblicare utili deludenti che hanno determinato un significativo calo del prezzo delle azioni. La denuncia, secondo Reuters, è stata presentata il giorno di Ferragosto presso il tribunale federale di Manhattan. In pratica, questi azionisti sostengono che Stellantis avrebbe implicitamente gonfiato il prezzo delle azioni per gran parte del 2024, diffondendo valutazioni straordinariamente positive su scorte, potere di determinazione dei prezzi, nuovi prodotti e margine operativo. La verità, si legge nel documento, è venuta a galla il 25 luglio scorso nel momento in cui il gruppo ha pubblicato i conti del secondo trimestre, indicando che l'utile operativo rettificato del primo semestre è sceso del 40% a 8,46 miliardi di euro, al di sotto degli 8,85 miliardi attesi dagli analisti.

Immediata la replica di Stellantis: «Questa causa è senza merito e la società intende difendersi vigorosamente». A essere citati a giudizio sono anche lo stesso Tavares e la direttrice finanziaria Natalie Knight. Dal 25 marzo, quando le azioni hanno raggiunto il massimo di 27,15 euro, la quotazione si è praticamente dimezzata. In proposito, dopo l'annuncio dei risultati lo scorso 25 luglio, i titoli Stellantis negli Usa hanno perso quasi il 10% in due sedute e, nella causa, si parla di danni - sebbene non precisati - per gli azionisti tra il 15 febbraio e il 24 luglio di quest'anno. Da New York, lo studio legale Levi & Korsinski fa sapere che i ricorrenti hanno tempo fino alla metà di ottobre per avviare una class action attraverso i loro legali.

Insomma, per Tavares tempi durissimi sia negli Usa sia in Italia dove persistono i dissapori con il governo, la produzione va al rallentatore, gli ammortizzatori sociali sono prossimi alla scadenza (25mila i posti in bilico tra Stellantis e indotto, come avverte il sindacato Fim-Cisl), non ci sono novità di prodotto e le strategie continuano a essere nebulose, complici anche la mancanza di chiarezza a livello Ue insieme ai continui dietrofront, rispetto ai piani, dei costruttori. L'ultimo caso riguarda Volkswagen, il cui ceo Oliver Blume, ha posticipato dal 2026 al 2030 il lancio del veicolo elettrico Trinity. A incidere sulla decisione la domanda in calo delle vetture a batteria.

Negli Usa, comunque, causa intentata dagli azionisti a parte, sono le scorte e la caduta delle vendite i nodi da sciogliere con urgenza per Stellantis. Ecco allora il Trenton Engine Complex di Stellantis, che produce motori V-6 Pentastar per i marchi Ram, Chrysler e Jeep, chiudere la prossima settimana lasciando i dipendenti senza lavoro. «Questa fermata - spiega The Detroit News - non è l'unica agli impianti o ai turni per normalizzare i livelli di inventario.

Il gruppo, infatti, sta scontando un forte calo delle vendite negli Usa: -16% nella prima metà dell'anno rispetto al 2023». Va infine segnalato che ieri a Piazza Affari il titolo Stellantis non per nulla risentito del «caso Usa», chiudendo in progresso dell'1,9% a un prezzo di 14,37 euro.

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