Sui cambi cresce la tensione, e il G7 prova a intervenire

É attesa una dichiarazione del Gruppo dei Sette: i principali Paesi dovrebbero evitare di attuare politiche fiscali e di bilancio per favorire il deprezzamento delle proprie monete, come sta facendo il Giappone. Europa divisa, l'Italia tace.

Sui cambi cresce la tensione, e il G7 prova a intervenire

I principali Paesi industriali che fanno parte del Gruppo dei Sette stanno esaminendo una dichiarazione comune, con l'obiettivo di frenare la «guerra dei cambi». Una bozza di testo è già in giro per le cancellerie di Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e Italia. Secondo anticipazioni riportate dal Wall Street Journal, nella dichiarazione i governi del G7 si impegnerebbero a non attuare politiche fiscali e di bilancio atte a dirigere i cambi verso determinate direzioni. Il valore delle monete dovrebbe essere lasciato esclusivamente alla forze di mercato.
Nel fine settimana i ministri finanziari del G7 si incontreranno a Mosca nell'ambito della più ampia riunione del Gruppo dei Venti. Ma agli osservatori appare difficile che le parole utilizzate nella dichiarazione possano davvero impegnare i principali attori nel mercato dei cambi a non mettere in atto politiche dirette a deprezzare il cambio per favorire la competitività dei propri Paesi. Ad esempio, nulla fa pensare che il premier giapponese Shinzo Abe voglia far marcia indietro rispetto alla svalutazione dello yen.
I Paesi europei si presentano all'appuntamento in ordine sparso. La Germania è contraria ad ogni azione diretta a depotenziare l'euro, anche se ammette qualche timore riguardo la politica aggressiva di Tokio sul cambio. Anche il Canada ha fatto sapere al Giappone d'essere preoccupato per la politica monetaria nipponica. Molto allarmata la Francia, mentre l'Italia, che è uno dei Paesi maggiormente danneggiati dall'andamento dei cambi, tace. E confida esclusivamente sull'italiano di Francoforte, quel Mario Draghi che giovedì scorso è riuscito, con le sue parole, a riportare l'euro ai minimi di un paio di settimane sul dollaro. L'Europa non ha una posizione comune, e i ministri finanziari dei 17 ne discutono in queste ora a Bruxelles.
La questione è che la Germania riesce ad essere competitiva con un euro fino a 1,53 dollari, mentre il limite per l'Italia è molto più basso: 1,19 dollari, calcola la banca d'affari Morgan Stanley.

Il cambio attuale, fra 1,33 e 1,34, è insostenibile anche per la Francia. Mentre le quotazioni in Borsa di grandi compagnie come Toyota e Nissan stano crescendo, favorite dalla discesa dello yen e dalla previsione di un aumento delle esportazioni.

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