Mentre i sindacati chiedono un incontro al governo Meloni spaventati dalla prospettiva di uno spezzatino di Tim, il cda della società di telecomunicazioni ha approvato ieri i conti dei primi nove mesi del 2022 con una perdita di 2,7 miliardi di euro. Il dato, particolarmente negativo, è frutto dello stralcio di imposte differite che la società aveva inserito a bilancio nel 2020, per quasi 2 miliardi. Al netto di questa pulizia di bilancio, il gruppo Tim ha accusato una perdita nel periodo di 361 milioni, in rapporto a un risultato positivo per 360 milioni nello stesso periodo dell'anno precedente. I ricavi totali del gruppo Tim nel periodo ammontano a 11,529 miliardi, in crescita dell'1,7% rispetto ai primi nove mesi del 2021.
«È proseguita l'azione di stabilizzazione e di rilancio del business domestico e l'accelerazione dello sviluppo di Tim Brasil», è il commento del gruppo nella nota, che oggi presenterà alla comunità finanziaria risultati «pienamente in linea con i target per l'esercizio 2022 che erano stati in parte rivisti al rialzo lo scorso agosto».
In crescita di oltre 3 miliardi rispetto alla fine del 2021 l'indebitamento finanziario netto del gruppo, complessivamente a 25,5 miliardi (20,1 escludendo i contratti di leasing) dopo l'esborso di 1,7 miliardi per il pagamento dell'ultima tranche dello spettro 5G in Italia. Al netto di questo, la situazione di liquidità del gruppo rimane sotto controllo dopo aver incassato 1,3 miliardi dalla cessione di Inwit e 2 miliardi di un finanziamento gestito da Sace. Qualche luce si vede nei ricavi da servizi, che sono lievemente cresciuti a livello di gruppo nei primi nove mesi (+0,5%) a 10,8 miliardi di euro e del 3%, anno su anno, nel terzo trimestre a quota 3,7 miliardi. Nel solo terzo trimestre, invece, i ricavi sono ammontati a 3,97 miliardi, in miglioramento dell'1,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L'ebitda organico di gruppo è di 4,5 miliardi nei nove mesi, con «un trend in miglioramento nel terzo trimestre». Tim sottolinea anche di aver raggiunto il 90% del target di contenimento dei costi per l'intero 2022. I dati, diffusi a mercati chiusi, non hanno fatto in tempo a influire sul corso del titolo in Borsa, che ieri ha chiuso in negativo dell'1,89% a quota 23 centesimi.
Il cda, in linea con quando era stata annunciato a luglio, ha dato il suo ok al processo di societarizzazione di Tim Enterprise, la divisione dedicata alla pubblica amministrazione e alle grandi imprese, propedeutico all'avvio del beauty contest per la vendita di una quota di minoranza della società. Nel frattempo la futura Tim Enterprise, guidata da Elio Schiavo, ha chiuso i nove mesi con ricavi in crescita del 5,9% a 2.185 milioni e quelli da servizi a 2.018 milioni (+8,8%).
Intanto, proseguono sottotraccia i progetti per la rete unica tra Tim e Open Fiber, sotto la regia della Cdp. L'amministratore delegato del gruppo tlc, Pietro Labriola, lo ha definito «un investimento strategico per il Paese». Per il momento, resta in piedi l'interlocuzione con Open Fiber, alla quale il cda ha concesso tempo per formulare un'offerta per l'infrastruttura di Tim fino al 30 novembre, ma senza l'esclusiva.
Negli ultimi giorni, però, dopo le parole del sottosegretario all'Innovazione, Alessio Butti, ha ripreso quota il progetto Minerva, che punta a una rete unica in mano pubblica. Un obiettivo che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere realizzato con un'Opa di Cdp su Tim.
Ieri, intanto, i sindacati hanno scritto al governo per chiedere un incontro al premier, Giorgia Meloni.
Secondo le sigle, uno spezzatino del gruppo «lascerebbe potenzialmente sul campo migliaia di esuberi». Inoltre, proseguono, la società tlc deve «conservare in mano pubblica elementi industriali di innovazione tecnologica».
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