Se fino al 2021 la scelta primaria (95% delle richieste) era stato il tasso fisso, in quest'ultimo periodo, per quanto concerne i mutui, stiamo assistendo a un ritorno del variabile, arrivato a costituire il 24% delle domande. La crescita è stata incredibile, tanto che c'è chi addirittura pensa ad un possibile sorpasso entro la fine dell'anno.
La domanda però sorge spontanea: perché una riscoperta del tasso variabile proprio adesso che la crisi e l'inflazione dovrebbero spingere verso un più stabile tasso fisso? I mutui a tasso fisso, come spiega Il Sole 24 Ore, saranno pure più "protettivi" per i mutuatari, ma ultimamente stanno subendo importanti rialzi, anche a casua degli indici Eurirs. Solo per fare un esempio, il tasso di riferimento, calcolato giornalmente dalla European Banking Federation, è schizzato dallo 0,6% al 2,07% in pochi mesi per quanto riguarda l'Irs a 20 anni. Ecco perché, pur con lo spread invariato, i mutui col fisso sono più onerosi. Se oltre all'Eurirs guardiamo il Taeg medio, ossia l'indicatore che rappresenta il costo totale del prestito personale o del mutuo, scopriamo che questo è passato dallo 0,91% al 2,24%.
Discorso diverso per i tassi variabili, che hanno riportato aumenti più contenuti. Essi variano insieme all'Euribor, ossia il tasso interbancario di riferimento comunicato giornalmente dalla European Money Markets Institute, che recentemente non ha subito particolari variazioni. Euribor 1M, ad esempio, non ha riportato cambiamenti, mentre Euribor 3M è a -0,33%, salendo di 20 punti.
"Lo spread tra tasso fisso e variabile è passato da 40 punti base in più per il tasso fisso a dicembre a 145 oggi", spiega a Il Sole 24 Ore Stefano Rossini di MutuiSupermarket.it, "un aumento di 105 punti base in sei mesi che spiega chiaramente il motivo per cui la domanda si sta rapidamente posizionando sul variabile".
Tutti sul variabile, quindi? Ma chi garantisce che coloro che stipulano un mutuo con variabile allo 0,8% non si ritrovino, fra qualche anno a pagare molto di più, anche dell'attuale fisso? "Per ora la risposta che stanno dando i nuovi mutuatari è molto pratica, focalizzata più sulle dinamiche di breve periodo", continua l'esperto. "Uno spread di 150 punti base a svantaggio del fisso implica che chi si espone al rischio con il variabile oggi è come se partisse col vantaggio di sei rialzi dei tassi da 25 punti base della Bce.
È questo il suo cuscinetto di vantaggio in partenza".Scegliere il tasso fisso è una sorta di assicurazione, ma attualmente c'è chi preferisce rischiare nella speranza che la Bce, anche scegliendo di rialzare i tassi, non salga fino a toccare livelli troppo pericolosi.
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