Ue divisa sui dazi alla Cina e Berlino avvelena i pozzi

Pechino vale fino al 30% dei bilanci delle case tedesche: «A rischio il green deal». Urso riceve gli emissari di Ccig

Ue divisa sui dazi alla Cina e Berlino avvelena i pozzi
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La «(dis)Unione europea» trova nelle politiche automotive uno degli esempi più concreti. Sull'aumento dei dazi per le auto in arrivo dalla Cina, che la Commissione Ue si appresterebbe tardivamente a varare, è sempre più marcata la visione divergente tra i costruttori tedeschi, contrari per interessi di business, e l'asse Stellantis-Renault la cui esposizione verso Pechino - per ora - è limitata. I big tedeschi, in caso di dazi più pesanti sull'import dal Paese asiatico, temono infatti ritorsioni con gravi conseguenze sui bilanci, visto che la Cina vale tra il 20 e il 30% delle vendite globali. «Non esiste Green Deal, in Europa, senza risorse provenienti dalla Cina; si è a un passo dal darci la zappa sui piedi», il monito di Oliver Zipse, ad di Bmw.

La Borsa, i cui operatori sono alle prese con i vari scenari che si possono aprire, ieri ha premiato sia Stellantis sia Renault. Per la prima, a Piazza Affari il balzo è stato del 3,7%, a 21,03 euro, mentre a Parigi il gruppo che fa capo a Luca De Meo ha segnato un +2,26% chiudendo la giornata a 49,30 euro. Quello delle auto cinesi e del loro progressivo aumento sui vari mercati è ormai diventato un tema mondiale. Negli Usa il presidente Joe Biden intende quadruplicare i dazi dal 25% attuale al 100%, imponendoli anche sui sistemi di energia solare prodotti a Pechino. Ma anche l'America latina è sotto i riflettori della Cina. In Brasile, infatti, le vendite di veicoli elettrici, a basso costo e ibridi con la spina prodotti sotto la Muraglia, hanno registrato in aprile un aumento del 37%, addirittura dell'800% nel primo quadrimestre. Fiat, Volkswagen e Gm mantengono le prime tre posizioni (quota mercato complessiva del 50%), ma devono guardarsi le spalle da Byd, Chery e Great Wall. Anche a Brasilia, comunque, si studiano freni normativi.

Ieri, intanto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ricevuto, a Roma, l'ad del gruppo cinese Ccig, attivo nella green mobility. Con Gu Yifeng, il ministro Urso ha parlato delle opportunità di investimento in Italia e degli strumenti che lo Stato mette in campo per queste operazioni.

L'intenzione di Bruxelles di ostacolare con dazi l'import di veicoli cinesi ha di fatto aumentato la pressione asiatica sull'Europa, con i colossi alla ricerca delle migliori condizioni per produrre direttamente nel Vecchio continente. Intanto, missione cinese per Carlos Tavares, ad di Stellantis, il quale oggi illustrerà la strategia per la vendita in Europa dei modelli del partner Leapmotor, di cui il gruppo detiene il 20% circa per un investimento di 1,5 miliardi.

Modelli elettrici economici dovrebbero sbarcare entro l'anno, per evitare i super dazi all'orizzonte, e in attesa di nascere direttamente in Europa. Il rischio? La cannibalizzazione dell'analoga offerta europea, tra cui quella dell'ormai prossima Fiat Panda elettrica «serba».

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