Unicredit prenota il 10% delle Generali

Orcel supera il 5% del Leone: "L'offerta Bpm? Valuto il rilancio". Utile a 9,7 miliardi

Unicredit prenota il 10% delle Generali
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Unicredit porta la sua quota in Generali oltre il 5%, ma punterebbe ad avvicinarsi al 10 per cento. Il gruppo guidato da Andrea Orcel (in foto), nel giorno di presentazione dei conti di fine 2024 chiusi con 9,7 miliardi di utile netto (9,3 al netto dei crediti d'imposta), ha infatti dichiarato «stiamo per annunciare» che, «incluse le posizioni che deteniamo per conto dei nostri clienti», abbiamo «superato il 5%». Nonostante Piazza Gae Aulenti abbia precisato di non essere intenzionata ad acquisire il Leone di Trieste, ora potrebbe però rafforzarsi ulteriormente in quello che continua a definire solo «un investimento finanziario».

Questa è la notizia principale in una giornata che si era aperta con il giallo del possibile addio al libro soci di un azionista storico come Delfin, la cassaforte degli eredi Del Vecchio titolare del 2,7% del capitale di Unicredit. Una circostanza poi smentita dalla stessa Delfin, che ha fatto trapelare di avere «piena fiducia nella leadership di Orcel» e che «al momento non è stata presa alcuna decisione relativa alla dismissione della quota detenuta in Unicredit». La scelta della parole, però, con quel «al momento» lascia intendere che nei prossimi mesi, in caso di apprezzamento del titolo oltre certe soglie, l'ipotesi potrebbe essere presa in considerazione. La decisione di non vendere ora, cosa che garantirebbe un'enorme plusvalenza a Delfin, è anche legata al fatto che i risultati pubblicati ieri - pur avendo superato diversi target - sono stati inferiori alle aspettative, per lo meno se paragonati a quelli dell'impetuosa corsa degli ultimi anni che ora sembra segnare il passo (l'utile previsto per quest'anno, infatti, è sostanzialmente in linea con quello del 2024). Non sarebbe poi stato opportuno un distacco così brusco in una fase tanto delicata rispetto agli equilibri del credito e del risparmio italiano. Fermo restando che il rapporto si sarebbe comunque un po' raffreddato tra i due gruppi dopo che qualche anno fa Unicredit avrebbe tergiversato di fronte alla possibilità di lanciare un'Opa su Mediobanca sponsorizzata da Delfin medesima. Quanto alle due partite in corso, relativamente a Bpm il banchiere ha detto di «non aver mai escluso un rilancio» sull'Ops presentata. «Abbiamo fatto un'offerta a un prezzo che per noi è un premio del 15% sul prezzo undisturbed, perché l'operazione con Anima non è ancora completata». Mentre su Commerzbank, il banchiere ha detto di voler aspettare che «il nuovo governo in Germania sia formato». Fermo restando che «un'acquisizione di Commerz richiederebbe quasi due anni».

Quanto al mercato, dove ieri il titolo di Unicredit è finito in calo dello 0,73% dopo aver sfiorato per buona parte della giornata il 3,5%, non sembra sia stato conquistato dai numeri del bilancio 2024, che vede un indebolimento nel quarto trimestre dell'anno dove sono stati totalizzati 1,56 miliardi di profitti (-37,8% trimestre su trimestre e -18,4% anno su anno). Tuttavia, il risultato finale è decisamente solido con ricavi a 24,8 miliardi (+4,3%), un margine d'interesse in leggera crescita nonostante i tagli ai tassi e commissioni che lievitano sul confronto (+7,6%).

Sull'anno scorso hanno pesato 1,3 miliardi di oneri straordinari, frutto di circa 800 milioni riconducibili agli incentivi all'esodo e da mezzo miliardo di accantonamenti per i rischi di una causa legata alla società russa RusChemAlliance per aver interrotto i finanziamenti a un progetto legato al gas. Nonostante questo, relativi al 2024 per i soci - tra cedole e buyback - sono previsti 9 miliardi.

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