Redditività in crescita per Iren. La multiutility del Nord-Est ha riportato un margine operativo lordo (ebitda) di 924 milioni di euro nei primi 9 mesi dell'anno, in crescita dell'8% rispetto all'analogo periodo del 2023. L'utile netto è stato di 193 milioni (+9%). Riscontri che sono andati oltre le attese di mercato, con gli analisti di Banca Akros che indicavano un ebitda in crescita del 5% e profitti del 4,4%.
L'amministratore delegato e direttore generale di Iren, Gianluca Bufo (in foto) si è soffermato sulla crescita del margine operativo lordo che «certifica i significativi passi in avanti compiuti da Iren nell'esecuzione del piano industriale, grazie anche a investimenti tecnici di 560 milioni destinati alla crescita futura».
L'utile operativo è salito a 378,7 milioni, in aumento del 16,8%. In contrazione, invece, i ricavi consolidati, scesi del 10,2% a 4,16 miliardi, complice principalmente la contrazione dei ricavi energetici, influenzati per circa 270 milioni dalla riduzione dei prezzi delle materie prime e per circa 40 milioni dai minori consumi unitari ed effetti climatici, fattori che hanno ridotto le vendite energetiche.
Per l'intero anno Iren punta adesso a posizionarsi nella fascia alta della guidance con un ebitda atteso a fine anno a 1,25 miliardi e un ratio debito netto/ebitda di 3,3 volte. Sempre ieri il cda della multiutility ha deliberato l'aumento del capitale di Egea Holding da 20 milioni che porterà la quota di partecipazione di Iren nella stessa Egea fino al 55,26% del capitale, permettendo il consolidamento della controllata a partire da gennaio 2025, ossia in anticipo di un anno rispetto a quanto indicato nel piano industriale.
«Il
consolidamento anticipato consentirà al gruppo di incrementare di circa 55/60 milioni l'ebitda atteso nel 2025, confermando l'operazione Egea un grande successo per il gruppo», ha sottolineato il presidente Luca Dal Fabbro.
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