Se, dopo la primavera, sbocciarà una vera rivoluzione, lo si capirà solo dall'urna. Quando, assieme a tutti gli anni di regime e di oppressione, l'Egitto avrà dimostrato di dare un calcio e saper superare anche molti dei suoi pregiudizi. Già, perché c'è anche una donna tra i candidati a guidare il dopo-Mubarak. È Bothaina Kamel, 49 anni, l'ex giornalista tv divenuta famosa quando si dimise nel pieno delle proteste democratiche in dissenso dal regime. Ora ha deciso di partecipare alle presidenziali che dovrebbero tenersi all'inizio del 2012. Per questo sta già percorrendo il lungo e in largo il Paese per fare campagna elettorale: vuole raccogliere le richieste della gente e farsene portavoce.
L'obiettivo di Bothaina è sfidare i «big» in corsa, dall'ex direttore dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, Mohamed elBaradei, all'ex segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa. «Prometto che, per quando si voterà, sarò la più informata di tutti sul popolo egiziano: conosco i bisogni dei beduini, del popolo dell'Egitto Superiore, del cristiani copti, dei lavoratori e delle altre diverse minoranze», ha dichiarato alla Cnn.
Ma lo scoglio più arduo da superare sarà la disponibilità degli egiziani ad accettarla come candidata: «All'inizio la gente era scioccata, poi non mi hanno dato peso, adesso mi prendono più seriamente. Mi avevano detto che non avrebbero mai accettato una donna presidente, ma ora accettano me: lo stereotipo è che gli egiziani non voteranno mai una donna, ma la gente vota qualcuno che li può aiutare. Se sono pronta ad aiutarli, mi voteranno. Sono persone molto pratiche». Qualche esempio, nel mondo dove i pregiudizi sono più forti esiste: da Indira Gahndi a Benahzir Butto.
La carriera della Kamel è iniziata in radio e televisione subito dopo la laurea all'università del Cairo, dove era una studente molto attiva in politica: prima, per sei anni, la conduzione di uno show radiofonico a tarda notte intitolato «Confessioni Notturne», poi bruscamente sospeso; quindi, per 10 anni, uno show televisivo chiamato «Argook Efhamni» («Per favore, capitemi») sulla tv di proprietà saudita Orbit , finché anche quello fu sospeso. Ma nel 2005, Kamel insieme a due amiche fondò un movimento chiamato «Shayfeen», («Vi stiamo guardando») per vigilare sulle prime elezioni multi-partitiche nel Paese e da quell'esperienza nacque un documentario.
Adesso Kamel sta facendo lo stesso: nei suoi tour in giro per il Paese, la accompagna ovunque un cameramen.
Lo slogan della campagna -«L'Egitto è la mia agenda»- nasce dalla sua
esperienza durante i 18 giorni della rivoluzione, tra gennaio e febbraio. «Eravamo in piazza Tahrir e la stampa diceva che eravamo frutto dell'agenda di un Paese straniera; e allora io deciso: "l'Egitto è la mia agenda"».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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