«Eni ed Enel alle Attività produttive»

Raffica di proposte di cambiamento nella bozza che potrebbe essere varata oggi. Possibile voto bipartisan

Paolo Giovanelli

da Milano

A Snam Rete Gas anche i gasdotti internazionali che oggi fanno capo all’Eni. Assegnazione della proprietà delle quote di controllo di Eni ed Enel non più al ministero del Tesoro, ma a quello delle Attività produttive. Esclusione contestuale della Cassa depositi e prestiti dalla proprietà di quote Eni ed Enel, mentre alla Cdp andrebbero le partecipazioni di controllo delle reti: Terna a Snam. Revisione della fascia sociale delle tariffe elettriche, oggi considerata troppo bassa, mantenendola solo per le reali situazioni di basso reddito. Contestuale revisione della formazione delle tariffe con l’esclusione dei costi extra che oggi incidono per il 20% sul prezzo dell’elettricità. Sì con realismo al nucleare, per il quale sono previsti tempi lunghi. E infine: avanti con la liberalizzazione del mercato dell’energia, ma all’interno di regole invalicabili. È quanto contenuto nella bozza dell’indagine sull’energia, preparata dalla commissione Attività produttive della Camera, presieduta da Bruno Tabacci. Ce n’è abbastanza per provocare un pandemonio, e questo proprio alla vigilia (o quasi) delle elezioni: e non a caso non è escluso che almeno una parte delle proposte non venga accolta nel documento finale che potrebbe essere approvato già oggi. Se non ci saranno altri rinvii, data la spinosità dei problemi affrontati.
Il documento parte da due constatazioni: una, inevitabile, sull’emergenza di questi giorni, l’altra sul mancato completamento dei processi di liberalizzazione. Obiettivi: sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi bassi dell’energia. Curiosamente spunta un tema, il risparmio energetico, che sembrava totalmente sparito dal dibattito: «Appare più che sostenibile un obiettivo di riduzione dei consumi petroliferi del 5% in pochi anni» afferma un po’ apoditticamente il documento. «Altrettanto efficace, anche se solo in prospettiva di medio-lungo periodo» potrebbe risultare il ricorso al nucleare e all’idrogeno. Ma senza illusioni: «In tutte le previsioni il gas si propone come fonte energetica per il dopo-petrolio».
Fin qui le grandi strategie, poi il documento scende al concreto: con una critica all’Eni, quando parla dei «ritardi registrati nei potenziamenti del gasdotto austriaco e di quello tunisino, ascrivibili a una strategia di contenimento dell’offerta». E qui si nota lo sforzo (non sempre ben riuscito) di fare un documento bipartisan: da un lato la bozza propone di «impegnare l’Eni a realizzare nel minor tempo tecnicamente possibile i potenziamenti dei gasdotti per garantire un aumento del 15% della capacità di importazione», dall’altro invita ad attribuire «a Snam Rete Gas più precise responsabilità in materia di gestione dei flussi e di sicurezza al termine del quale potrà valutarsi la fusione tra Snam e Terna». Per Snam «il processo potrebbe essere completato con il trasferimento alla nuova società della proprietà dei gasdotti internazionali di adduzione all’Italia e dei diritti di trasporto in capo all’Eni».
Capitolo a parte riguarda la proprietà di Enel ed Eni, che a questo punto non dovrebbe fare più capo alla cassa depositi, ma al ministero delle Attività produttive, e non al Tesoro, che avrebbe così una maggiore capacità di indirizzo: «Il necessario equilibrio non può che trovarsi nell’attribuire al ministero delle Attività produttive entrambe le funzioni di azionista industriale e finanziario, con la collaborazione delle strutture tecniche del ministero dell’Economia».


E qui la commissione avanza una proposta: per far diventare l’Italia un «ponte» tra Mediterraneo e Nord Europa (che ci darebbe tutte le garanzie di una sicurezza delle forniture) «è richiesto un quadro normativo stabile, atto a rassicurare gli investitori circa tempistica e costi per realizzare le infrastrutture», ma soprattutto per rimuovere «gli ostacoli di carattere burocratico frapposti sovente dagli enti territoriali alla realizzazione di nuove infrastrutture» (basti pensare a che cosa sta capitando a Brindisi) per arrivare ad autorizzazioni più rapide per la costruzione degli impianti.

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