Occupazioni abusive, la falla nella legge

La norma che punisce chi occupa tutela i privati ma non gli immobili pubblici

Occupazioni abusive, la falla nella legge
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«Qui si alzano i droni per vedere se un appartamento è vuoto, le organizzazioni criminali hanno vedette e addetti allo sfondamento delle porte con tanto di piede di porco al seguito». Benvenuti a Roma, quartiere Don Bosco, dominato dal Parco di Centocelle, dove il racket delle occupazioni abusive è una piaga che si allarga senza sosta. La denuncia che arriva da Tiziana Siano, avvocato e presidente del comitato di quartiere, è un grido di rabbia e disperazione. Ma è anche la fotografia di una città, per non dire un Paese, in cui ci sono quartieri fortini impenetrabili o enormi palazzi di enti pubblici o privati dismessi e diventati preda di occupanti abusivi. Le ultime stime parlano di circa 50mila immobili indebitamente «invasi» a livello nazionale, di cui oltre 7mila soltanto nella Capitale. A settembre la Camera ha approvato l'articolo 10 del ddl sicurezza, che introduce nel Codice penale il nuovo reato di «occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui». La pena prevista va da due a sette anni. L'emendamento introduce anche l'articolo 321-bis, che consente l'intervento rapido delle forze dell'ordine su indicazione del giudice per lo sgombero. Manca solo l'approvazione definitiva in Senato, ma, al netto di eventuali intoppi, si tratta sicuramente di un passo avanti e di un segnale della maggioranza di governo in un momento in cui la sinistra, con Ilaria Salis in primis, strizza l'occhio a chi viola le regole. «Il nuovo ddl è rafforzativo e aggiunge tutele come l'intervento immediato e il sequestro preventivo da parte delle forze dell'ordine, ma incide soprattutto sul cittadino che si vede occupare la singola abitazione di proprietà e non sugli enti pubblici o privati», spiega la Siano che è anche presidente dell'Associazione Cittadini Liberazione delle Case Occupate. Come risolvere il problema, dunque? «Si dovrebbe porre la condizione di procedibilità d'ufficio, perché essendo tutto ancora sottoposto a querela di parte il problema rimane sempre farraginoso e lacunoso», aggiunge l'avvocato. Insomma si rischia che in casi come l'ente Enasarco o l'ex hotel Cinecittà (solo per citare i casi più recenti balzati alle cronache) la polizia intervenga a vuoto. Con la procedibilità d'ufficio invece anche il semplice cittadino potrebbe denunciare o la stessa autorità avrebbe la possibilità di procedere velocemente a prescindere dall'esistenza o meno di una querela. Non bisogna poi dimenticare il problema economico e sociale che colpisce coloro i quali hanno investito denaro per comprare un appartamento all'interno di queste grandi strutture e magari si trovano ad avere vicini fuorilegge che svolgono attività criminali come lo spaccio e la prostituzione in quello che ormai è diventato uno strumento di controllo del territorio. Immaginate di vivere in un contesto del genere con la paura di denunciare, di subire delle ritorsioni e con un valore dell'immobile in costante decremento a causa del degrado: un inferno. «Sarebbe importante anche introdurre la flagranza differita, come per la Daspo e per le violenze sulle donne. Quindi anche se si acquisiscono nei giorni successivi materiali, video o documentazioni che provano il reato, le autorità possono intervenire», afferma la Siano. Che poi punta il dito anche contro il permissivismo del sindaco Gualtieri e della sua ordinanza relativa alla concessione della residenza a quei soggetti fragili che non hanno il titolo per stare all'interno di determinati immobili. «Se vuoi scardinare il sistema ormai radicalizzato dell'occupazione abusiva non puoi concedere a chicchessia la residenza.

E per donne o bambini bisogna attivarsi tutelando loro e sottraendoli al Racket all'organizzazione, si dovrebbe infine creare un pool di magistrati che si occupino solo di occupazioni e un settore di forze dell'ordine specifico», conclude l'avvocato Siano.

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