Le Entrate «sequestrano» Marina Rimini

Cartella da 1,1 milioni e conti bloccati. Demaria (Ucina): azione illegittima

Un'azione illegittima che sa di sequestro vero e proprio. E, soprattutto, in aperto conflitto con la sentenza della Consulta in tema di concessioni e canoni sul fronte porti turistici. E da qualche giorno l'attività del gioiello di Rimini, Marina Blu, è paralizzata. Alla società, infatti, è stata notificata una cartella di 1,1 milioni di euro. Bloccati anche conti correnti.

«Siamo al cospetto di un atteggiamento anti impresa che nuoce al settore - la reazione di Carla Demaria, presidente di Ucina - e che mette a rischio gli investimenti nel comparto a causa della possibilità, da parte dello Stato, di cambiare le condizioni pattuite vanificando ogni investimento e piano economico-finanziario di lungo periodo».

La società Marina Blu Spa è titolare della concessione-contratto per la realizzazione del porto turistico di Rimini e delle strutture destinate alla nautica (investiti 50 milioni di euro), con durata di 50 anni apartire dal 1999. L'atto concessorio prevede «l'obbligo di costruire e mantenere per tutta la durata la darsena e tutto quanto connesso». I responsabili del marina hanno sempre onorato gli obblighi ma, a causa delle modifiche unilaterali della concessione-contratto e dell'aumento retroattivo del canone da parte dello Stato (legge Prodi del 2006), si sono visti richiedere importi maggiorati fino al 380% del canone pattuito.

Dopo 10 anni di contenziosi, nel 2017 arriva la sentenza della Corte Costituzionale: «I nuovi canoni demaniali - recita la sentenza - risultano applicabili soltanto alle opere che già appartengano allo Stato, mentre per le concessioni di opere realizzate a cura del concessionario, ciò può avvenire solo al termine della concessione, e non già nel corso della medesima».

La sentenza della Consulta non lascia margine di dubbio, ma è arrivata dopo che la società Marina Blu Spa di Rimini aveva esperito tutti i suoi gradi di giudizio. E il comune di Rimini? Continua a rifiutare ogni richiesta di avviare un procedimento per il ricalcolo dei canoni alla luce dell'interpretazione «costituzionalmente orientata» delle norme.

Lasciando quello che è stato definito «il gioiello della città» alle libere interpretazioni, e pretese, del «braccio armato» dello Stato: l'Agenzia delle Entrate. Che non ha atteso neppure l'esito dell'udienza di merito sulla sospensione delle cartelle esattoriali fissata per il 18 dicembre prossimo proprio dal Tribunale di Rimini. Perché?

AR

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