Erba, scagionato il tunisino È un massacro per vendetta

Anna Savini

da Erba (Como)

Il dito era stato subito puntato contro di lui. Uccisa a coltellate la moglie, ucciso sgozzato il figlio di due anni, uccisa sgozzata la suocera. Sgozzata pure una vicina che non c’entrava niente e che era solo intervenuta, insieme al marito, dopo aver sentito le urla del terrore salire dalle rampe delle scale. Ma Azouz Marzouk non c’entra. Ha tante colpe, questo ragazzo di 26 anni arrivato dalla Tunisia e finito subito nella dipendenza della droga: ha la colpa di aver fatto soffrire la moglie, Raffaella Castagna, con i suoi continui litigi; ha la colpa di aver fatto soffrire i genitori di lei, Carlo e Paola, che avrebbero voluto un buon marito per la figlia e non un ragazzo che si era beccato una condanna a 4 anni di carcere per spaccio di droga.
Ma con il massacro non c’entra. Non c’era, in via Diaz, lunedì sera. Aveva lasciato Erba dodici giorni fa. Era volato in Tunisia: poteva farlo perché l’indulto lo aveva liberato dal carcere. Poteva andare dove voleva e lo ha fatto. Il suo Ducato bianco, con il quale i carabinieri pensavano si fosse dato alla fuga lunedì sera, non si mai spostato dal garage. E la telefonata che ha fatto al suocero lunedì mattina arrivava dal suo Paese natale. È stato lui a chiamare prima il suocero e poi i carabinieri e ha preso subito il primo volo per rientrare in Italia. «Io non c’entro. Non avrei mai fatto del male a mia moglie, a mio figlio e a mia suocera», ha detto ai parenti di Raffaella prima che i carabinieri lo portassero via per interrogarlo.
«Non c’entra direttamente. Ma indirettamente sì», puntano subito l’indice i tanti erbesi sconvolti dalla notizia. Ma il loro è solo un parere, conta meno della dichiarazione fatta lunedì notte dal procuratore capo della Repubblica Alessandro Lodolini: «Siamo sicuri che è stato lui. Lo prenderemo». Non c’era nessun uomo in fuga da prendere, ma un marito da interrogare. Perché ora tocca a lui raccontare cosa possa avere scatenato la mano (o le mani) che hanno ammazzato Raffaella, il figlio, sua mamma Paola, la vicina di casa Valeria Cherubini e ferito in maniera grave il marito Mario Frigerio. L’uomo è in rianimazione all’ospedale di Como. I medici dicono che non corre pericolo di vita, ma bisognerà vedere quali saranno le sue condizioni generali quando i medici sospenderanno i farmaci che lo tengono sedato. E comunque Frigerio potrà solo raccontare cosa è successo lunedì sera quando i pompieri sono accorsi per un incendio e hanno trovato quattro morti ammazzati e un ferito. Marzouk, invece, deve dire il perché: «Non è che con uno dei tuoi errori hai fato pagare un pezzo troppo grande a tua moglie, a tuo figlio e a mia moglie?», gli ha chiesto il suocero. Marzouk ha finto di non sapere di cosa si stesse parlando. Ma è da lì che parte la pista per scoprire chi odiasse a tal punto per quell’uomo per sterminargli la famiglia come si usava nei clan mafiosi un tempo e come si usa ora nei clan albanesi. Non in una cittadina come Erba, però, dove i malviventi sono gli spacciatori di hashish in piazza mercato, a due passi da casa di Raffaella e del marito. «Era quella la compagnia che frequentava - dice un amico di famiglia -. Era sempre lì in mezzo». Spinelli, qualche grammo di cocaina, magari, ma nessuno pensava a un giro grosso, fatto di persone che gliela volevano far pagare tagliando la gola a moglie e figlio, e alle altre persone che si sono trovate, per amore (la mamma) o per caso (i vicini) sulla loro strada.
È questa la pista degli investigatori, ora: la vendetta. «Seguiamo tutte le ipotesi», dice il colonnello dei carabinieri di Como, Luciano Guglielmi, uscendo da un lungo sopralluogo nell'abitazione insieme ai Ris di Parma. Però si capisce che si punta su un regolamento di conti forse maturato tra i traffici del tunisino, e forse a opera di più persone. Ma si indaga anche nella vita privata delle vittime. Raffaella, descritta da tutti come una ragazza dolce, carina, solo un po’ sovrappeso, molto attiva nel volontariato e nel sociale, lavorava infatti presso un centro psichiatrico a Magreglio, comune poco distante. Una comunità di aiuto per persone che hanno qualche tarlo che rovina loro la vita o problemi di depressione.
È stata massacrata. Come gli altri, più degli altri. I primi a essere uccisi sarebbero stati il bambino e la sua mamma. E su di lei l'assassino avrebbe infierito con particolare ferocia, colpendola più volte forse anche con un martello. I loro corpi sono stati trovati nel salotto. Le altre vittime sarebbero, invece, finite nella mattanza forse per un atroce scherzo del destino. La madre potrebbe essere arrivata di sorpresa, mentre l'omicida terminava la sua opera. Entrata nel corridoio, avrebbe avuto solo il tempo di gridare prima che anche a lei venisse tagliata la gola.

L'urlo avrebbe comunque richiamato i vicini, i coniugi Valeria Cherubini e Mario Frigerio: colpita prima lei, poi lui. Il marito, l'unico sopravvissuto, e stato aggredito sul ballatoio davanti all'ingresso. Poi l’incendio e la fuga. E soprattutto il mistero. Chi? Perché? Azuoz è l’unico che può saperlo.

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