ESCLUSIVO Gheddafi non è più in Libia: ecco il rumore del treno che incastra il raìs

ESCLUSIVA DEL GIORNALE C'è il rumore di un convoglio sullo sfondo del messaggio audio diffuso dal Colonnello nei giorni scorsi. Un suono ciclico ricorre sotto la voce del raìs: sono i vagoni sui binari? Ma in Libia le ferrovie sono ferme dal 1965. ASCOLTA L'AUDIO. Arrestato il terzogenito Saadi in Niger

ESCLUSIVO Gheddafi non è più in Libia: 
ecco il rumore del treno che incastra il raìs

Il colonnello Gheddafi giura di essere in Libia alla guida della lotta contro gli usurpatori, ma proprio un suo messaggio audio, durante la caduta di Tripoli, sembra smentirlo. La voce roca e burbera, che il 24 agosto invitava i fedelissimi «a liberare la capitale dai ratti», ovvero i ribelli, è inconfondibile. A un certo punto, però, si sente un rumore di sottofondo, che quasi copre le parole del raìs e assomiglia chiaramente a quello di un treno. Un esperto del suono contattato da il Giornale non esclude che lo stesso Gheddafi si trovasse a bordo del treno, dove registrava a un dittafono il messaggio sulla lotta a oltranza nella capitale, in onda il 24 agosto su una tv amica a Damasco. Peccato che in Libia i treni li hanno portati gli italiani un secolo fa e non viaggiano più dal 1965. Non siamo la Cia, ma questo vorrebbe dire che il colonnello è riparato segretamente all’estero.
Il primo a segnalarci il messaggio di Gheddafi del 24 agosto ed i suoi rumori di sottofondo è un contatto libico de Il Giornale. Quando Tripoli sta cadendo, il colonnello manda un discorso preregistrato alla tv Al Rai, una specie di megafono. Anche ieri Michane Al Joubouri, editore della stravagante emittente, è apparso in video per leggere un comunicato attribuito al colonnello. «Il paese non cadrà di nuovo in mano ai colonizzatori - avrebbe scritto Gheddafi - non ci resta che combattere fino alla vittoria per sconfiggere questo golpe». Secondo l’editore di Al Rai il raìs «guida la resistenza in mezzo al suo popolo, non in Niger, non in Venezuela, ma in Libia».

Il 24 agosto la televisione con sede a Damasco aveva mandato in onda il famoso messaggio in cui Gheddafi sosteneva di aver fatto «una passeggiata in incognito» a Tripoli «senza che la gente mi scorgesse. Ho visto dei giovani pronti a difendere la loro città». Per il raìs la capitale «non era in pericolo», anche se nel giro di poche ore i ribelli assunsero il pieno controllo. A 4 minuti e 9 secondi del baldanzoso messaggio, mentre Gheddafi disserta di «traditori, mercenari e ratti», irrompe un rumore di sottofondo chiarissimo e ciclico, che sembra quello di un treno lanciato sui binari. Dura una decina di secondi, come se transitasse rimbombando su un cavalcavia o si infilasse in una galleria. I tecnici informatici del sito de Il Giornale hanno avuto subito l’impressione che fosse un treno. Per un riscontro ci siamo affidati a un esperto del suono senza dirgli di cosa si trattasse. «Ho fatto un’analisi spettrale della tracce audio e all’80% è proprio un treno» spiega Edoardo Milani. Non solo: lo stesso colonnello poteva essere a bordo del treno e quindi non certo a Tripoli. «Gheddafi deve aver registrato il messaggio con un dittafono e a bassa qualità per poter spedire il file. Durante il discorso si sente un suono ciclico di sottofondo, poi oscurato da un filtro probabilmente per evidenziare la voce quando l’hanno mandato in onda», fa notare Milani. Il suono potrebbe essere quello dei vagoni sui binari. Dopo quattro minuti il rumore del treno diventa evidente, per una decina di secondi, forse per l’attraversamento di un cavalcavia o di una galleria.

I lettori de Il Giornale potranno giudicare da soli ascoltando l’audio su www.ilgiornale.it. Non si può mai escludere che qualche manina abbia manipolato il file originale, ma è probabile che nessuno abbia fatto caso al rumore sospetto di sottofondo. I segnali che Gheddafi sia fuggito all’estero non mancano. Da mesi non si fa più vedere in video e infatti ieri ha mandato «una lettera al popolo». Sempre ieri la portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha annunciato che il Niger «sta portando o ha già portato a Niamey» il terzogenito Saadi, scappato nel Paese, e ha intenzione di metterlo in prigione. Il fermo è stato confermato. Al capoclan, intanto, è stata offerta ospitalità in Venezuela e Zimbabwe.

Per 42 anni ha foraggiato i paesi africani al punto che la Guinea Bissau si è offerta di ospitarlo. Per il primo ministro Carlos Gomes «con tutti gli investimenti che ha fatto, il colonnello merita massimo rispetto e il miglior trattamento possibile. Sarebbe il benvenuto».

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