Angela ora trema: riappare lo spettro Grosse Koalition

La Cancelliera è sempre in testa nei sondaggi ma forse non basterà e si delinea il compromesso

Angela ora trema: riappare lo spettro Grosse Koalition

Se la Germania fosse come gli Stati Uniti Angela Merkel avrebbe già stravinto. Con una percentuale di voti personali valutata intorno al 53% la Cancelliera doppia il rivale Peer Steinbrück, che si ferma a quota 26. Ma Berlino è saldamente piantata in mezzo alla complicata Europa. E così la cancelliera potrebbe trovarsi tra qualche giorno a pietire l'appoggio dei rivali socialdemocratici per riuscire a formare un'umiliante Grosse Koalition. Un sondaggio diffuso ieri parla di parità tra maggioranza e opposizione: Cdu/Csu e Fdp sono al 44%, esattamente quanto Spd, Verdi e Linke. La Democrazia cristiana raggiungerebbe il 39%, i socialdemocratici il 25.
Il peggio è che «Mutti», la mamma, come è stata di recente battezzata dalla stampa tedesca, ha ogni giorno nuove ragioni di preoccupazione. E quella che veniva considerata la campagna elettorale più noiosa della storia è sembrata vivacizzarsi a un pugno di comizi dal voto. A complicare le previsioni e a rendere difficile la vita ai sondaggisti sono un insieme di fattori intrecciati tra di loro.
Da tener d'occhio, innanzitutto, è l'inedita percentuale di indecisi e di astensionisti. Il tasso complessivo dei votanti potrebbe scendere sotto il 70%. Non è mai successo e ci si chiede se un elettorato ancora così fluido non possa produrre sorprese rilevanti. Poi c'è l'incognita dei partiti minori e di quelli che si presentano per la prima volta. Alternative für Deutschland, il partito anti euro all'esordio, viene dato da tutti i sondaggi (compreso quello di ieri) un filo al di sotto della soglia del 5% necessaria per entrare in Parlamento. Data la tradizionale riluttanza dei tedeschi a confessare simpatie anti-sistema c'è chi pensa però che il dato possa esser sottostimato e che AfD possa finire per erodere consensi alla Cancelliera. In più i liberali della Fdp, compagni di coalizione della Merkel, giocano per la sopravvivenza. Domenica scorsa in Baviera non hanno raggiunto il 5%. Vista la malaparata hanno chiesto agli elettori democristiani sicuri della vittoria nei loro collegi di far convergere il voto sui candidati «gialli». Un rischio altissimo per la Cdu costretta a barcamenarsi tra due mali (costretta, come si dice in Germania, a scegliere tra la peste e il colera): se la Fdp si indebolirà troppo la Cancelliera perderà l'unico partner affidabile. Ma se gli elettori della Cdu daranno una mano ai liberali, a indebolirsi sarà la Cdu. Il problema non è affatto teorico e anzi il peggio si è verificato qualche mese fa in Bassa Sassonia, quando alla fine hanno prevalso i socialdemocratici.
Un altro rompicapo su cui gli esperti stanno scontrandosi è quello della riforma elettorale che entra in vigore con questa consultazione e che ha reso esoterico un sistema già non semplicissimo. I tedeschi hanno a disposizione due voti: con il primo scelgono direttamente il candidato che vincerà nella propria circoscrizione elettorale (il primo che arriva vince anche se non ha la maggioranza assoluta). Con il secondo votano una lista di nomi eletti su base proporzionale.
Il numero dei prescelti in maniera diretta non corrisponde quasi mai all'esatto valore delle forze in campo calcolate in base al voto proporzionale e questo fa sì che il numero dei parlamentari tedeschi sia variabile di legislatura in legislatura. La Corte costituzionale ha però di recente deciso che, così disegnato, il sistema è iniquo perchè favorisce i partiti maggiori. Sono stati dunque creati dei mandati compensativi che dovrebbero aiutare quelli piccoli.

Visto che il meccanismo non è mai stato testato è ancora più difficile del solito stabilire le dimensioni del prossimo Bundestag: oggi gli onorevoli sono 620, dovrebbero diventare 675, ma c'è chi parla anche di 100 in più. Insomma, voto e maggioranza sono ancora un rebus.

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