Non è servito il pacchetto di misure straordinarie approvato dal governo. Non sono bastate la legge d'emergenza applicate a Suez, Ismailia e Port Said. Né il coprifuoco. Nell'Egitto di Morsi continuano le violenze e aumenta ancora il numero delle vittime degli scontri che hanno caratterizzato gli ultimi giorni.
Sale a tre il numero dei manifestanti morti ieri. Vanno ad aggiungersi a circa cinquanta morti e a un numero di feriti che ormai si conta nell'ordine delle centinaia. Gli ultimi due, in ordine di tempo, a Port Said. Uccisi durante gli scontri scoppiati davanti a un posto di polizia. Un'altra persona, un passante, è stato colpito da un proiettile al Cairo, poco lontano da piazza Tahrir e dal ponte che porta a Zamalek.
Le città nella zona del Canale di Suez rimangono in fermento. Ieri sera in migliaia sono scesi per strada, sfidando il coprifuoco. A Suez centinaia di prigionieri hanno cercato di fuggire dal carcere, approfittando delle proteste. Un gruppo armato - dice un portavoce dell'esercito ad al Jazeera - ha tentato di assalire la prigione anche a Port Said, dove si conta il maggior numero di vittime.
Abdel Fattah al-Sisi, comandante in capo dell'esercito e attuale ministro della Difesa ha sottolineato il
rischio gravissimo che corre il Paese. I militari formano "un blocco solido e coeso". Su di loro "si reggono le fondamenta dello Stato", che rischio il tracollo. Da ieri il Parlamento ha concesso ai soldati poteri di polizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.