Alla fine ci ha pensato l'esercito. Scaduto l'ultimatum lanciato due giorni fa, incassato il niet del presidente Morsi, deciso a non lasciare la posizione conquistata nelle ultime elezioni, i generali hanno preso il timone, girando la barra della nave egiziana dalla loro parte.
Destituito il capo dello Stato, sospesa la controversa costituzione, i militari hanno preso il controllo di un Paese che per giorni è sceso in piazza, chiedendo al presidente eletto tra le fila dei Fratelli Musulmani di andarsene, sull'onda di incomprensioni che spaziano dai non risolti problemi economici a istanze che l'Egitto si porta dietro dai giorni della Primavera del Cairo.
Il "faraone" Morsi, come per mesi lo hanno chiamato i suoi detrattori, è sparito dal proscenio. Non soltanto in senso figurato. Da ieri sera, quando a inseguirsi erano voci su un suo probabile arresto, di lui si sa poco. Fonti legate alla Fratellanza Musulmana hanno confermato che è controllato da vicino dalla Guardia repubblicana, probabilmente insieme a un suo collaboratore, Isam al Haddad. Protetto, o guardato a vista.
In arresto si trovano anche il leader del partito dei Fratelli, Saad el Katatni e il capo dei parlamentari della compagine, al Bayumi. Secondo il quotidiano egiziano al Ahram sarebbero oltre 300 le persone (politicamente vicine a Morsi) fermate da ieri. Molti, quasi 300, sono stati colpiti da un divieto di espatrio. In arresto sarebbe pure il personale dell'ufficio di corrispondenza di al Jazeera. L'emittente qatariota è considerata vicina al partito dell'ormai ex presidente.
Nella notte una decina di persone hanno perso la vita, negli scontri che si sono sviluppati tra le due opposte fazioni di chi sostiene Morsi e chi ne ha invocato la caduta fino a ieri sera. I feriti sarebbe circa cinquanta nella sola Alessandria. Altri a Minya e Fayum (a sud del Cairo).
Dall'annuncio del generale al Sisi, che ha comunicato la deposizione di Morsi, il Paese è senza un presidente. Se si terrà fede alla road map dei generali, concordata e approvata dalle forze dell'opposizione e da al-Nour, il partito salafita conservatore, in "tempi brevi" si arriverà alle elezioni di un nuovo capo di Stato, passando per una veloce transizione.
Il percorso è iniziato con il giuramento del presidente ad interim, il presidente della Suprema Corte Costituzionale egiziana, Adli Mansour.
Nella sua prima dichiarazione ha chiesto al Paese di ricompattarsi e condividere il futuro egiziano con tutte le parti: "I Fratelli musulmani sono parte della nazione". Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha condannato il "golpe", giudicando "inaccettabile" la destituzione del presidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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