I due aguzzini delle tre donne segregate per trent'anni a Brixton sono tre ex attivisti maoisti. Seconso la Bbc, il 73enne Aravindan Balakrishnan e la moglie 67enne Chanda, originari dell’India e della Tanzania, arrivarono nel Regno Unito negli anni Sessanta e furono figure di rilievo all’interno dell'associazione di estrema sinistra "Mao Zedong Memorial Centre". In quegli anni la polizia aveva compiuto un raid nella sede del gruppo politico e arrestato cinque persone, fra cui i due coniugi. All’interno dell’organizzazione, che avrebbe avuto le caratteristiche di una comune, hanno conosciuto due delle tre "schiave". Al Sunday Times Caroline Haughey, uno dei legali britannici più esperti in casi di schiavitù, avrebbe tuttavia spiegato che gli aguzzini potrebbero sfuggire alla giustizia a causa delle leggi in materia che sono state "goffamente redatte".
L'appartamento di Brixton sarebbe solo un tassello del puzzle che la polizia sta cercando di ricostruire. I tredici indirizzi legati ai due, arrestati giovedì e poi rilasciati su cauzione, lascia immaginare che le tre donne - una malese di 69 anni, un’irlandese di 57 e una britannica di 30 - siano state trasferite diverse volte nel corso degli anni. Le indagini della polizia sono proseguite anche ieri, nell’ultimo indirizzo dove hanno vissuto, un appartamento al piano terra a Peckford Place, di proprietà del consiglio municipale di Lambeth. La scorsa settimana era stato rivelato che due delle vittime avevano conosciuto uno dei "padroni" trent'anni fa perché condividevano la stessa ideologia. La polizia ha paragonato il loro modo di vivere a una comune, mentre altre fonti hanno descritto l’estremo controllo emotivo come quello di una setta. Alcuni sostengono che la più giovane delle vittime sia figlia della donna irlandese e sia nata nella comune. Secondo il Guardian, poi, la polizia e i servizi sociali potrebbero essere stati avvertiti quindici anni fa del fatto che la ragazza non andava a scuola. I servizi sociali sarebbero entrati in contatto con la famiglia, ma c’è chi ipotizza che le autorità non sarebbero potute intervenire perché proprio le vittime glielo avrebbero impedito.
Dalla sua "prigionia" la giovane donna avrebbe scritto appassionate lettere al vicino di casa, il 26enne Marius Feneck, in cui raccontava di sentirsi "come una farfalla intrappolata nella tela di un ragno". Secondo il Sun, infatti, la ragazza si sarebbe infatuata del vicino, al quale, come ha raccontato la fidanzata, in sette anni avrebbe inviato più di 500 lettere firmandosi "Rosie". Alcune di queste veninvano imbevute col suo profumo, altre venivano "siglate" con il segno di un bacio. "Mi hanno rinchiusa qui - avrebbe scritto in una lettera - chiudendo tutte le porte e le finestre". La giovane "schiava" imbucava regolarmente le lettere nella casella postale di Feneck. Lo chiamava "mio amato angelo" e scriveva che gli aguzzini erano "mostri, pazzi, malvagi e razzisti" e che tenevano tutte le porte chiuse a chiave.
Marius pensava che l’autrice fosse una persona con problemi mentali. "È una grande vergogna che allora non conoscessimo cosa stava accadendo. Avremmo potuto fare qualcosa per aiutarle", ha detto il vicino di casa al tabloid.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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