Giustizia europea dura con l’Italia e morbida con Cameron e Sarkozy

La Corte dei Diritti Umani di Strasburgo dà parere positivo all’estradizione di terroristi islamici anche verso gli Usa, dove c’è la pena di morte. L'imam di Cremona, espulso in Tunisia, fu risarcito con 21mila euro

Giustizia europea dura con l’Italia e morbida con Cameron e Sarkozy

Ora è ufficiale: la giustizia europea non è uguale per tutti. È forte, decisa e arrabbiata se deve condannare l’Italia e difendere i diritti umani dei terroristi catturati nel nostro Paese. E debole, cauta e remissiva se a vedersela con i terroristi sono Inghilterra e Francia. La prova del doppio parametro è la sentenza di martedì con cui la Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo esprime parere positivo sull’estradizione dall’Inghilterra agli Stati Uniti di cinque militanti fondamentalisti guidati da Abu Hamza Masri, il famigerato terrorista cieco e mutilato considerato uno dei capi di Al Qaida in Europa. La decisione viene definita «stupefacente» da molti esperti di diritto internazionale perché consente l’apertura di un procedimento penale in cui Abu Hamza e i suoi quattro coimputati rischiano una condanna a morte, permettendone il trasferimento in uno di quei carceri di massima sicurezza americani tanto biasimati dalla stessa Corte di Strasburgo.
Ma la sentenza appare ancor più sensazionale se valutata alla luce delle numerose condanne inflitte all’Italia dopo l’espulsione e la consegna ai Paesi d’origine di alcuni sospetti terroristi. Dallo scorso 29 dicembre è definitiva, ad esempio, la sentenza della Corte di Strasburgo che impone all’Italia di risarcire con 15mila euro Toumi Ali Ben Sassi, un tunisino condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano a 6 anni di reclusione per associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Toumi Alì Ben Sassi era stato rispedito in Tunisia il 2 agosto del 2009 nonostante la sospensione del provvedimento decretato dalla stessa Corte Europea di Strasburgo. Nell’aprile del 2010 la Corte Europea ci ha invece imposto un risarcimento da 21mila euro per Mourad Trabelsi, l’ex imam di Cremona rimandato in Tunisia dopo le ripetute condanne per sospette attività terroristiche. In entrambi i casi i giudici di Strasburgo hanno individuato una violazione di quell’articolo 3 della Convenzione dei Diritti Umani che rende di fatto inattuabile la deportazione o l’estradizione ogni qualvolta gli imputati rischino il patibolo o la tortura.
Il principio dovrebbe valere, a rigor di logica, anche per Abu Hamza e i suoi compagni, passibili ora di una condanna a morte emessa da una corte americana. Ma da quando Parigi e Londra hanno fatto capire di non poterne più delle sentenze della Corte di Strasburgo l’articolo 3 non è più un grosso problema. Grazie al parere espresso martedì a Strasburgo, la deportazione negli Stati Uniti è diventata infatti perfettamente legale. Il dietrofront inizia a gennaio dopo la sentenza con cui la Corte Europea blocca la decisione inglese di deportare in Giordania Abu Qatada, il terrorista considerato il mentore e l’ispiratore di Mohammed Atta e degli altri terroristi suicidi dell’11 settembre. Dopo quell’altolà il premier inglese David Cameron scende personalmente in campo e s’impegna a farla finita con le restrizioni imposte dalla Corte Europea. Quando, qualche settimana fa, il terrorista Mohammed Merah sparge il terrore a Tolosa e dintorni uccidendo 7 persone Nicolas Sarkozy gli va subito dietro. Infischiandosene delle sanzioni della Corte europea il presidente decreta l’immediata espulsione di cinque militanti fondamentalisti.
A differenza della tanto condannata procedura d’espulsione italiana, il nuovo modello francese non richiede neppure il sospetto di un’eventuale attività terroristica. «Chiunque esprima commenti contrari ai valori della Francia sarà istantaneamente espulso dai territori francesi. Non ci saranno né eccezioni, né indulgenze», spiega senza mezzi termini il presidente francese dopo le prime cinque espulsioni. In Inghilterra, invece, David Cameron applaude il via libera all’estradizione di Abu Hamza ricordando che «è giusto avere dei processi legali corretti, anche se talvolta ci si sente frustrati per la loro durata».

A questo punto tutto è chiaro. Finché ad espellere i terroristi ci prova l’Italia, l’articolo 3 resta un menhir del diritto internazionale. Se ci provano Cameron e Sarkozy anche la Convenzione sui Diritti Umani diventa un’aggirabile formalità.

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