Un colpo incredibile, il «canestro» mortale, con una bomba a mano talebana lanciata dentro un blindato Lince centrando la botola sul tetto. All'interno l'ordigno è esploso uccidendo il capitano dei bersaglieri Giuseppe La Rosa. Gli altri tre soldati italiani a bordo del mezzo sono rimasti feriti, ma non rischiano la vita. E lo devono al coraggioso capitano, che ha cercato di buttare fuori dal mezzo la bomba o diminuire i danni ai suoi uomini.
I talebani sostengono che la granata è stata lanciata da un «ragazzo coraggioso di 11 anni», un bambino. Le autorità locali puntano il dito su un adulto con una divisa afghana. Fonti militari smentiscono entrambe le versioni. L'attentatore era un giovane sopra i 20 anni in abiti civili.
Ieri mattina alle 10.30 locali, le 7 in Italia, un convoglio di tre mezzi dei Mat, le squadre di consiglieri delle forze di sicurezza afghane stava rientrando nella base di Farah. A quell'ora il traffico della cittadina nell'Afghanistan occidentale sotto responsabilità italiana è caotico. Il capitano La Rosa, 31 anni, era sul primo mezzo. Il piccolo convoglio ha dovuto rallentare, quasi fermarsi, nei pressi di un incrocio. Il momento atteso dall'attentatore mescolato fra i civili. Il rallista, che spunta dalla botola del Lince con la mitragliatrice, ruota a 360 gradi per reagire a qualsiasi minaccia. Il talebano deve aver aspettato di averlo di fianco o di spalle per l'incredibile lancio. Poi è balzato come un fulmine sul predellino all'esterno delle portiera del Lince e ha lanciato l'ordigno nella botola.
Se togli la sicura ad una bomba a mano e tieni premuta la maniglia laterale non succede nulla. Puoi nascondertela in tasca. Una volta lanciata la granata esplode dopo 4-10 secondi a seconda del tipo di ordigno. La bomba è entrata dalla botola e deve aver rimbalzato sulla pedana dove poggia i piedi l'uomo in ralla. Oppure è finita subito fra le gambe del capitano, che stava seduto dietro. Se il rallista ha visto l'ordigno avrà gridato «granata!». I bambini afghani circondano i blindati chiedendo penne biro, gallette o bottigliette d'acqua. Se non le ottengono talvolta tirano dei sassi, che possono centrare la botola. In questo caso era una micidiale bomba a mano.
Una volta dentro la bomba aveva ancora diversi secondi prima di esplodere. Il capitano ha cercato di prenderla per buttarla fuori o di coprire in qualche modo se stesso o gli altri dallo scoppio. Un atto di valore che il ministro della Difesa Mario Mauro ha già definito eroico. Solo La Rosa è stato ucciso. Il rallista è rimasto ferito alle gambe e anche i due militari davanti sono stati colpiti, ma con un impatto minore grazie alla radio ed i sedili e con tutta probabiltà al gesto valoroso del capitano. Non a caso «il conduttore ha portato il mezzo in base», come conferma il colonnello Enrico Mattina, portavoce del contingente a Herat.
Il caduto numero 53 in Afghanistan, il primo di quest'anno, era ufficiale del terzo reggimento bersaglieri di Cagliari. La Rosa, alla sua seconda missione in Afghanistan, era stato impiegato anche in Kosovo. Il suo comandante, il colonnello Corrado Carlini, lo ricorda come «un ufficiale solare, sempre disponibile e preparato».
Il capitano sul suo profilo Facebook si definiva «pigro, pigro, pigro...», ma il 18 marzo si è laureato in Scienze politiche a Torino. In rete aveva postato la sua foto sorridente, in giacca e cravatta, le tesi in mano e il commento «fatto». Un'altra immagine lo ritrae in divisa da bersagliere davanti al mare. La Rosa è originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, dove vivono gli anziani genitori che si sono chiusi in un doloroso silenzio.
Una valanga di toccanti messaggi ha invaso Facebook. «Non ci credo, ci siamo sentiti due settimane fa... compagno di banco e amico, capitano te ne sei andato servendo la Patria» scrive un compagno di scuola. Un altro amico si augura ci sia stato un errore: «Chiamami... dimmi che hanno sbagliato...».
Tanti i commilitoni come Alice Biondi: «Per darti del tu ci ho messo tanto perché in fondo io ho solo un baffo come grado, ma tu volevi che la confidenza fosse reciproca». In tanti salutano il caduto con toccante semplicità: «Ciao capitano».www.faustobiloslavo.eu
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